venerdì 29 marzo 2013

Jean Kisling, un importante testimone.



Jean Kisling.


Il sig. Jean KISLING, 86 anni, ex pilota di caccia, ex comandante di bordo in Air France, totalizza 27000 ore di volo. È titolare della medaglia dell’Aeronautica e membro del Tornato Club (piloti ed ex-piloti).

La sua testimonianza riguarda un tentativo d’intercettazione UFO nel 1945 negli USA.

Bisogna ricordare che Jean KISLING è già stato ascoltato nel 1998 da due membri del COMETA (Comité d’ETudes Approfondies – Ufo e difesa nazionale) e che il suo racconto non è stato ritenuto nel rapporto finale. Grazie all’intermediario Alain BOUDIER, la sua testimonianza è stata anche raccolta da Jean-Gabriel GRESLE (26 marzo 2008) e Tim GOOD (autore di “Need to know” -2006) e riportata nei loro rispettivi scritti.

Ci rivela qui degli elementi inediti che mettono una luce interessante sul livello delle conoscenze dei militari americani sul fenomeno Ufo.

Durante la seconda guerra mondiale, Jean KISLING, in un primo tempo, si è ritrovato in Tunisia. Dovendo fuggire davanti all’avanzata delle forze tedesche, dopo diverse peripezie riesce ad imbarcare per gli Stati Uniti.
Sul posto, le sue capacità di pilota gli permettono di essere promosso pilota istruttore nella Air Force Army alla base di Selfridge nello stato del Michigan, nello stesso luogo dove avrebbe condotto, nell’estate 1945, il suo “combattimento aereo” contro degli Ufo. Quel giorno, su richiesta del comandante della base di Selfridge, Jean KISLING accetta di fare un tentativo di intercettazione di palloni di osservazione, all’epoca regolarmente avvistati nei cieli del Michigan.

Questa tentata intercettazione viene effettuata con un P47, il più potente caccia all’epoca, il cui motore sviluppa nel 1945 una potenza vicina ai 3000 cv, in grado di superare i 10.000 metri.

Ecco la sua testimonianza.

“A quell’epoca, i cieli dello stato del Michigan erano regolarmente percorsi da “palloni” di origine sconosciuta. Essendo il trauma di Pearl Harbour ancora vivissimo nella mente degli Yankees, sono perlopiù considerati da molti come dispositivi di osservazione e di spionaggio venuti dal Giappone. Su richiesta del comandante della base di Selfridge e in assenza di altri candidati, dopo l’esito tragico di alcuni tentativi recenti, mi offro volontario per intercettare i “palloni” e decollo in urgenza.

A bordo del mio P47, nonostante salissi di quota per raggiungere il mio obiettivo, sorprendentemente, tra il mio apparecchio e questi palloni, la distanza rimaneva immutata! Arrivato a circa 55.000 piedi (si precisa che il modello pilotato da Kisling era verosimilmente un P-47N, leggermente più potente del P47 che raggiunge comunque i 43.000 piedi - 13.100 metri - con un’accelerazione di 20.000 piedi in 4,75 minuti) e nonostante le difficoltà di pilotaggio – freddo e altitudine – riesco a sparare in direzione dei palloni una lunga raffica con le mie 8 mitragliatrici calibro 12.7 mm.

P-47 N Thunderbolt
Con mia grande sorpresa, vedo questi palloni trasformarsi in dischi volanti, allontanarsi e sparire a una velocità eccezionale, lasciandosi dietro delle scie simili a quelle degli aerei a reazione a grande altitudine.

A terra, il “combattimento aereo” è seguito con attenzione da più di 1000 testimoni oculari, con binocoli a forte ingrandimento, telescopi (o quello che, all’epoca, ne faceva le veci). I militari della base si sono accorti che non poteva trattarsi di palloni di osservazione.
Di ritorno a terra, sono festeggiato come un eroe dal colonnello comandante della base. Il rapporto viene spedito al Pentagono. Non ci sarà nessun ritorno da parte delle autorità.”

Poco dopo la fine delle ostilità, nel 1947, Jean Kisling entra a far parte di Air France come giovane co-pilota sugli aerei di linea di tipo “Constellation”. Ci racconta.

“ Nel 1952 0 1953, durante uno scalo a New York/Ildewild, siamo informati dal Direttore dell’aeroporto che il nostro Constellation sarà oggetto di un’attenzione particolare da parte di una scorta di guardie armate. Egli ci spiega che dovremo caricare una delegazione di una decina di persone lungo la pista e che questi ultimi saranno gli unici passeggeri. E difatti, noto che la scorta sta sorvegliando accuratamente l’imbarco badando che nessuno sguardo indiscreto possa spiare il gruppo in partenza.

A quell’epoca il volo era lungo (12 ore circa), a un certo punto io vado a stendermi sul retro dell’apparecchio riservato alla delegazione e mi ritrovo seduto accanto ad una persona di circa 60 anni. La conversazione finì stranamente sulla questione degli Ufo, mi metto a raccontare il mio vissuto nel Michigan.

Il mio interlocutore mi informa che, una volta arrivata a Orly (Francia), la delegazione che egli guida dovrà prendere una coincidenza in direzione dell’Europa dell’Est per andare a discutere – tra le altre cose – di questa questione solforosa con i suoi omologhi sovietici. Aggiunge che loro (gli americani) sanno perfettamente chi sono. La CIA, già …. Dice anche che al Pentagono esiste un ufficio dedicato allo studio dei “flying discs” e rivela che hanno recuperato, anni addietro, un disco volante che si era schiantato nelle vicinanze di El Paso (Texas) i cui occupanti tutti erano deceduti.

Alla mia domanda; “perché non informate i cittadini americani?”, mi risponde che è impossibile rivelare la verità in quanto ciò creerebbe un panico generale su tutto il pianeta!

Più tardi, negli anni 60, ho avuto di nuovo l’occasione di confrontarmi col problema Ufo in Argentina dove l’osservazione di tali fenomeni aerei non è rara.”
A più di 63 anni da questi avvenimenti, qual è il sentimento di Jean Kisling riguardo a questo enigma?

Ecco la sua risposta.
“ per me, non c’è il minimo dubbio, i dischi volanti esistono e provengono di un altro sistema solare. Sono estremamente sorpreso che i cosiddetti grandi scienziati rifiutino ancora ostinatamente di accettare l’idea dell’esistenza di una vita E.T. intelligente. Di fronte a questa sfida all’umanità, io dico che siamo ancora all’epoca di Galileo! ….”

Analisi della sua testimonianza.

Tenuto conto della sua personalità e della sua carriera, risulta difficile mettere in dubbio la sincerità e l’autenticità della testimonianza di Jean Kisling riguardo a un evento osservato inoltre da un migliaia di testimoni oculari. Questa testimonianza, eccezionale a più di un titolo, solleva un certo numero di domande per quanto riguarda la posizione ufficiale delle autorità americane nei confronti degli Ufo da una parte, e le loro azioni ufficiose dall’altra.

1 - la presenza di oggetti non identificati che sorvolavano il territorio americano durante l’estate 1945, non era una vera sorpresa per le autorità americane: operazioni di difesa aerea erano state ingaggiate, giustificate dalla situazione di guerra con il Giappone e il trauma di Pearl Harbour, e un certo numero di aerei dispersi per cause non delucidate;

2 – contrariamente alla posizione ufficiale delle autorità che afferma la non esistenza del fenomeno Ufo, le autorità americane avevano perfettamente identificato Jean Kisling come ex pilota di caccia negli Stati Uniti e co-pilota a Air France;

3 – quindi non potevano ignorare la sua vicenda con i “palloni” del Michigan. Il fatto che nessun RETEX (REtour d’EXperience) fu rispedito dal Pentagono alla base di Selfridge pone una vera domanda. Può anche dare una vera risposta di per sé….

4 – è sorprendente che il capo della delegazione abbia legato così facilmente con Jean Kisling. Egli racconta che le autorità americane hanno recuperato un oggetto materiale con EBE (Entità Biologiche Extraterrestre) decedute (non si tratta del caso di Roswell del luglio 47 nel Nuovo Messico, ancora controverso oggi). A quale scopo? descrive infine – sempre a quale scopo? – lo scopo della delegazione, le discussioni tra autorità russe e americane sulla questione Ufo, che testimonierebbe una tacita intesa tra le due superpotenze di quell’epoca.

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