venerdì 3 dicembre 2010

Rhea, luna di Saturno, potrebbe ospitare la vita


Anche l’atmosfera di Rhea, luna ghiacciata di Saturno, contiene ossigeno e anidride carbonica ed è quindi potenzialmente compatibile con la vita.
E’ quanto concluso, dopo mesi di ricerche, dagli studiosi del Southwest Research Institute del Texas, che ne riferisce proprio in questi giorni attraverso la rivista di settore Science Express. Alla base di questa interessante rivelazione, i dati raccolti dalla sonda Cassini.
Da tempo, gli scienziati americani partecipano infatti al progetto Cassini-Huygens condotto da Nasa ed Esa in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana: lo scopo originario della missione era quello di carpire nuove informazioni sul pianeta con gli anelli. Poi, lo scorso marzo, la navicella spaziale è passata a poco meno di un centinaio di chilometri da Rhea. Uno spettrometro di massa ionica ha di conseguenza potuto raccogliere dati circa la composizione della sua atmosfera, contenente gas che lasciano aperta la possibilità di rinvenire anche organismi viventi.
In realtà, secondo i ricercatori statunitensi è ancora prematuro lanciarsi in ipotesi tanto estreme, anche perché l’instaurarsi di condizioni favorevoli alla vita non passa solo attraverso la presenza di ossigeno. Non a caso, l’ipotesi al momento maggiormente accreditata vuole gran parte del composto gassoso, originatosi per reazione chimica radioattiva, intrappolato al di sotto della superficie ghiacciata del satellite. E quindi irrespirabile. Diversamente, l’anidride carbonica potrebbe essere il risultato del bombardamento, in epoche piuttosto remote, da parte di microsatelliti contenti minerali carbonacei, che avrebbero poi reagito con le abbondanti molecole di acqua presenti sul pianeta.
Benché la recente scoperta getti una nuova luce su Saturno e la sua luna, non bisogna dimenticare che, qualche anno fa, ritrovamenti simili erano stati effettuati anche dalla sonda Galileo, che stava indagando sui satelliti del pianeta Giove. Anche il quel caso, però, nessuna traccia inequivocabile di vita.
Spiega meglio la questione Ben Teolis, uno dei più importanti ricercatori che han preso parte al progetto Cassini: «I dati raccolti indicano che Rhea è troppo freddo e privo di acqua allo stato liquido, necessaria per la vita così come la conosciamo». La situazione sarebbe diversa solo se ospitasse anche acqua liquida: «Se ossigeno e anidride carbonica fossero trasportati dalla superficie in un eventuale oceano sommerso, allora si creerebbe un ambiente ospitale per la formazione di composti più complessi»

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