giovedì 18 agosto 2011

Il Triangolo delle Bermuda e i misteri della AUTEC

Da secoli i marinai raccontano di strane luci nei cieli, di oggetti che si immergono ed escono dall'acqua, enigmatiche apparizioni, misteriose anomalie che fanno impazzire le bussole. Ma, anche  numerosi aviatori che si apprestano a passare da quelle zone verificano gli strani fenomeni.
La zona è denominata “Triangolo delle Bermuda”.
Sono ormai decenni che si scrivono libri, si organizzano conferenze e dibattiti, si realizzano trasmissioni televisive e documentari che dibattono su questo mistero, mescolando realtà a estese fantasie che avvolgono questo misterioso tratto di mare, di oltre 1.100.000 chilometri quadrati, che ingloba Bermuda, Puerto Rico e Florida.
Nell'arco dei secoli si sono susseguiti racconti di sparizioni che hanno coinvolto navi, velieri, sottomarini, aerei. Di molti enigmi si è giunti ad una spiegazione razionale, ma per alcuni il mistero permane.
In quel tratto di mare, a quanto pare, c'è stato anche un ragguardevole numero di apparizioni di UFO (Unidentified Flying Object) e USO (Unidentified Submerged Object). Questo fattore ha fatto ipotizzare che sotto le acque ci sia qualcosa di davvero anomalo, addirittura qualche base di origine extraterrestre.
Pochi sanno, però, che tra le isole di Andros, New Providence ed Exuma Sound (Bahamas) esiste una segretissima base, talmente misteriosa che alcuni l'hanno definita “Area 51 sottomarina” delle Bermuda.
Introduzione alla AUTEC
La base è chiamata AUTEC (Atlantic Undersea Test and Evaluation Center). Originariamente sotto il comando del “Bureau of Ships” (oggi denominato Naval Ship System Command), la struttura ha il compito (ufficialmente) di aiutare a stabilire e mantenere la supremazia navale degli Stati Uniti attraverso il controllo, la valutazione e ricerca subacquea.
A metà anni 50 (del secolo scorso) i militari pensarono di creare una base per effettuare simulazioni di guerra elettronica e per intercettare i “sottomarini nemici”, con la collaborazione – a partire dal 1963 – anche dei britannici. Ufficialmente, la AUTEC divenne operativa nel 1967.
Una struttura altamente operativa a tutt'oggi e difficilmente accessibile. Solo se si è in possesso di permessi speciali è visitabile. Altrimenti, raccontano i testimoni che abitano nelle vicinanze, è meglio allontanarsi. Esiste infatti il rischio concreto di trovarsi in pochi minuti davanti ad agenti in borghese ed elicotteri a bassa quota. Ma anche per mare è molto difficile avvicinarsi.
La base AUTEC copre ben 2.688 chilometri quadrati di estensione, con laboratorio principale sull'isola di Andros, con acque profonde che in alcuni punti arrivano a 2000 metri.
In questo enorme tratto di mare avvengono numerose ed enigmatiche apparizione di oggetti “non identificati”.
Illustriamone qualcuno
Strane apparizioni nei mari
Un uomo d'affari viennese riferì al Dottor Michael Preisinger – giornalista  - di aver visto qualcosa di strano nei pressi dell'isola di Andros. Mentre circumnavigava le coste con il suo yatch, vide ad una distanza di circa tre chilometri (era una giornata molto limpida), in acque profonde più di due chilometri, un oggetto immobile che scambiò per una balena. Avvicinandosi a meno di 800 metri dall'oggetto – che aveva iniziato ad emettere uno strano bagliore – scoprì che si trattava invece di qualche genere di apparecchio tecnologico, dal design ultramoderno. Improvvisamente, l'apparecchio partì dirigendosi verso sud, ad una “velocità folle”. Scivolò sulla superficie dell'acqua per poi scomparire istantaneamente tra le onde, senza più riapparire.
Il Dottor Michael Preisinger scrisse un libro, che uscì nel 1999 per i tipi della Piemme, dal titolo “Il Triangolo delle Bermude” (titolo originario in tedesco Das Bermuda – Ratsel Gelost).
In questo bestseller vengono illustrati altri enigmatici avvistamenti in quella zona.
Un resoconto della US Navy cita, nel 1963, l'avvistamento di un misterioso oggetto che si muove sott'acqua nella zona delle Bahama a una velocità di circa 270 chilometri l'ora. L'USO viene dapprima inseguito da un cacciatorpediniere, che riesce a stento a perderlo dal campo visivo del monitor di vigilanza. Dopo non molto, un sommergibile viene in aiuto del cacciatorpediniere; entrambi impegnati in una esercitazione, considerano quell'oggetto parte dell'addestramento; tornati alla base, scopriranno che non era affatto così. Anche altre tredici imbarcazioni hanno occasione di avvistare lo strano oggetto, perdendolo presto di vista a causa dell'incredibile velocità con cui si sposta, per poi vederlo riapparire altrove. Gli avvistamenti, regolarmente riportati sui rispettivi giornali di bordo, si protraggono per quattro giorni, durante i quali l'oggetto si fa vedere ripeturamente, lasciandosi localizzare anche ad una profondità di 6.000 metri. Il quinto giorno, nonostante accurate ricerche, non se ne trova più traccia, e a tutt'oggi l'oggetto è rimasto non identificato.
Nell'agosto e nell'ottobre del 1969, lungo il tragitto da Miami verso Great Isaac Light, il capitano Delmonico ha modo di osservare due volte un fenomeno inspiegabile a nord dell'isola di Bimini, nota per le sue enigmatiche “mura sommerse”. Il tutto si verificò, in entrambi i casi, verso le ore 16.00 e grosso modo nello stesso punto. Nelle acque limpide dell'oceano Dalmonico scorge uno strano oggetto di forma simile a quella di un sigaro, lungo circa 60 metri, liscio, di colore grigio bianco e, all'apparenza, privo di strumenti di comando e di oblò o finestre; si muove ad una velocità da lui valutata in “almeno” 90-100 chilometri l'ora. L'oggetto punta contro di lui, come a volere emergere; poi cambia rotta, probabilmente perchà nota la presenza dell'imbarcazione, e passa oltre, sott'acqua, senza produrre gorghi né scie.
Nel 1982, durante una traversata da Chub Cay (nelle isole Berry) a Nassau con una barca a vela lunga 9 metri, Wesley Miller, di Boston, e i suoi due compagni velisti hanno modo di osservare, sopra la Tongue of the Ocean (la zona dove è presente la AUTEC), un oggetto di un colore argenteo brillante che sembra sbucare dal nulla, a nord. Lungo 50 metri, di forma simile a quella di un sigaro e come rilucente “di luce propria”, l'enigmatico oggetto si avvicina lentamente al panfilo, fino a giungere molto vicino, sospeso a pochi metri sopra il pelo dell'acqua. Poi, improvvisamente, accelera “con una velocità folle” e infine sparisce, pochi chilometri più in là, dentro una nuvola proprio sopra il mare.
Anche la serie televisiva “UFO Hunters”, mandata in onda pochi anni fa sul canale satellitare a pagamento “History Channel”, ha realizzato una puntata ad “hoc” su questo mistero. E, anche qui, le testimonianze di strani oggetti nei pressi della AUTEC si sprecano, tanto da far pensare – in alcuni casi – a sperimentazioni di velivoli segreti, sia nel cielo che nelle acque.
E, molte testimonianze provengono da ex dipendenti della base AUTEC.
Ex dipendenti AUTEC parlano
Kurt Rowled nel 1980 faceva la guardia costiera presso la base. Una sera, salpati dal molo, Rowled era di vedetta dal timone. All'improvviso, un ufficiale di guardia, comunicò che il radar segnalava qualcosa a circa 3 miglia da loro. Era impossibile una cosa del genere, visto che la nave si trovava in acque poco profonde di circa 2.000 metri. Ma era un qualcosa di enorme, un qualcosa grande circa 5 chilometri!!! In quel momento la bussola di bordo incominciò ad impazzire. Era del tutto fuori controllo. Ad occhio nudo l'equipaggio non vide l'oggetto, ma l'episodio fu registrato sul diario di bordo come “incidente verificatosi in servizio”. Un qualcosa di anomalo, immenso, grande quanto un isola, che scomparve nel nulla. Rowled, assieme ai componenti di bordo della nave, escluse un mezzo militare nelle vicinanze. Non esisterebbero mezzi terrestri così immensi. L'oggetto rimase sul radar per circa 3 minuti. Ad un certo punto incominciò, letteralmente, a dissolversi sullo schermo. Una volta scomparso completamente, la bussola tornò a funzionare perfettamente. L'avvistamento avvenne a metà strada tra la base AUTEC e la costa settentrionale dell'isola.
Un avvistamento USO genuino? Può darsi, anche se non si possono escludere cause più convenzionali come avaria del radar, presenza di sommergibili militari segreti in fase di sperimentazione oppure da un esperimento con un falso contatto radar.
Resta il fatto, comunque, che UFO giganteschi avvistati dai testimoni, in ogni parte del mondo, non sono una rarità. E, al momento si escludono...sommergibili militari segreti di immense dimensioni.
Un altro ex dipendente della base AUTEC ha raccontato la sua storia recentemente: stiamo parlando di David Malcom, che fu protagonista di una strana e inquietante esperienza. L'avvenimento avvenne nell'inverno 1972 e David Malcom, in quel periodo, aveva la qualifica di tecnico degli armamenti e il compito lavorativo era quello di andare a recuperare i siluri e i missili lanciati e riportarli indietro alla base. Nel corso di un collaudo, Malcom vide un oggetto sommerso emergere dalle profondità marine, nel raggio di tutto il campo visivo. Lo vide apparire sotto il pelo dell'acqua e scomparire nell'arco di pochi secondi. Sembravano dei “cilindri”, come una “massa di tubi”. L'oggetto era, anche in questo caso, enorme. Il misterioso oggetto non uscì mai dall'acqua, non causò turbolenze o onde nelle vicinanze, era veloce. Secondo Malcom, esperto anche in sommergibili convenzionali, a quell'epoca non esistevano mezzi subacquei come quello che vide. Resta il fatto che non si escludono collaudi “top secret” di mezzi militari non convenzionali.
Il codice MOA
La base della AUTEC è provvista, anche, del codice MOA (Military Operation Area). Nessuna nave e velivolo non autorizzato può sorvolare la base e le vicinanze marine della stessa. Vige quindi la “No Fly Zone”, presente in quelle zone sensibili e strategiche dove si effettuano – anche – esperimenti militari e collaudi da effettuare in tutta segretezza.
L'aggiunta di questo fattore ha fatto nascere il sospetto che sia una base dove – tra le altre cose -  vengono testati dei mezzi aerei con linee avveneristiche, che visti in determinate condizioni possono essere dei veri UFO. E che dire, invece, degli “Unidentified Submarine Objects”? E' davvero fattibile creare un “sottomarino volante”?
Il DARPA e il "sottoplano"
Secondo la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) la risposta è SI.
Circa 3 anni fa, l'agenzia in oggetto propose la creazione di un mezzo simile, una specie di “sottoplano” in grado di uscire dall'acqua e volare nel cielo (e viceversa).
Oggi, a quanto pare il progetto diventa più interessante, ma ci sarebbe degli intoppi tecnici.
Si prevede che questo mezzo aereo possa volare a pelo d’acqua per non essere rilevato dai radar nemici per poi immergersi sott'acqua come un sottomarino per andare a colpire il suo obiettivo. Al momento il progetto non sembra facilmente attuabile, dovendo risolvere vari problemi tecnologici. L’aereo ha bisogno di essere il più leggero possibile, così che possa utilizzare un minimo di potere per decollare, mentre il sottomarino ha bisogno di essere denso e forte per resistere alla pressione dell’acqua. Un metodo per aggirare questo problema è di progettare un sommergibile che è più leggero dell’acqua, ma – come un aereo a testa in giù - che utilizza portanza generata dalle sue ali per farlo sollevare dalla superficie dell’acqua. Dopo l’affioramento, l’angolo di attacco delle ali potrebbe cambiare per permettergli di spiccare il volo. Il progettista di sommergibili Graham Hawkes crede che le moderne fibre leggere di carbonio potrebbero essere adatte a costruire questo veicolo abbastanza forte e abbastanza leggero da volare sopra e sotto l’acqua. Ma purtroppo ci sono una varietà di altri problemi di progettazione da superare. Per esempio, impiegare comuni batterie in grado di dare all’imbarcazione una portata di 44 km come specificato dal DARPA – peserebbe più del resto del veicolo, ma impiegare carburante ordinario permetterebbe all’aereo di fare rifornimento in aria a pochi metri dal suolo. Inoltre, i motori a reazione – che si muovono a diverse centinaia di gradi Celsius – molto probabilmente esploderebbero al brusco cambiamento di temperatura se fossero immersi in acqua rapidamente dopo l’uso in aria, ma anche i motori a pistoni non sopravvivrebbero alle stesse condizioni. Quindi, al momento sono molti gli impedimenti che ostacolano la realizzazione del primo sommergibile volante.
Anche, se attualmente, non sembra attuabile un mezzo del genere, non vuol dire che non lo sia in futuro.
Questo vorrebbe, comunque, dire solo una cosa: alcuni UFO e USO, avvistati nei decenni passati in quel tratto di mare, nei pressi della base AUTEC, non avrebbero a che fare con mezzi sperimentali militari. Cosa erano allora? Non lo sappiamo, resta ancora un mistero, come lo è la AUTEC, la cosidetta “Area 51” delle Bermuda.
 

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