mercoledì 21 dicembre 2011
Abduction in Volo
Il 28 dicembre 1988 un incredibile avvistamento di un grande UFO triangolare ebbe luogo nei pressi di Cabo Rojo a sud-ovest dell'isola di Portorico. Alcuni jet decollati dalla vicina base della US Navy tentarono di intercettare il misterioso oggetto. Wilson Sosa, uno dei testimoni intervistati dal giornalista Jorge Martin, così descrive quanto accadde:
“Intorno alle 18 notammo alcuni caccia a reazione, sorvolare la regione. (….) ad alta quota. Fu in quel momento che apparve un grande UFO sopra la Sierra Bermeja. Afferrai il binocolo: era enorme (…) aveva una grande luce lampeggiante, e molte altre colorate lungo la sua sagoma…Aveva la forma di un triangolo, leggermente arrotondato sul retro. L’oggetto compì una virata, scendendo di quota, portandosi nelle vicinanze di due caccia a reazione che lo stavano tallonando…Uno di essi tentò di incrociare frontalmente l’UFO, il quale si spostò a sinistra, riducendo la sua velocità. Per tre volte, gli aerei cercarono di portarsi ai suoi lati.Ad un certo punto l'UFO si bloccò di colpo in cielo. Era incredibile che una cosa di quelle dimensioni potesse mantenersi immobile.. Il secondo caccia rimase alla destra dell'UFO, mentre l'altro si portò alla sua sinistra, rimanendo un po indietro (…) . Ci mettemmo tutti a gridare, temendo una collisione, o anche un'esplosione. Di colpo realizzai che il caccia che si era posto dall’altra parte dell’UFO, era misteriosamente scomparso..Non lo vidi riapparire né da dietro di quell’oggetto, né verso l'alto né verso nessun altro punto. Mi chiesi : “Buon Dio…ma cosa è successo,…sono spariti?”
Il secondo aereo restò sulla destra dell' l'UFO, molto vicino. Era minuscolo rispetto a quella macchina enorme. Nel momento in cui l'UFO prese a muovere verso Ovest, anche il secondo caccia scomparve, come pure il rumore del suo motore. …Quell’oggetto aveva le stesse dimensioni del nostro stadio da Baseball! …Dopo avere "rapito" gli aerei, l'UFO si abbassò di quota, avvicinandosi molto al suolo (sopra al piccolo lago di Saman). Restò sospeso per un momento, quindi i suoi angoli si deformarono e con un grande lampo luminoso giallo, emesso dalla sfera centrale gialla, si divise in due triangoli rossi, che schizzarono via, ad impressionante velocità, uno verso Sud-Est e l'altro verso Nord-Est, in direzione di Monte del Estado”
Un altro testimone, Ivan Coté aggiunse che gli era sembrato di vedere oggetti rossi molto più piccoli circondare l'UFO e tentare di allontanare gli aerei da caccia.
Affermò che un terzo caccia era rimasto lontano dall’UFO, assistendo all’intero evento. Uno dei triangoli, per alcuni istanti lo aveva inseguito.
Jorge Martin riuscì a rintracciare altri testimoni residenti nell’area, i cui resoconti avrebbero evidenziato forti affinità. L’ufficio della FAA (Federal Aviation Administration) di Portorico gli rispose di non essere al corrente di alcun incidente con UFO, confermando peraltro che personale di stanza nella base navale di Roosevelt Roads, dall'altro lato dell’isola, aveva segnalato l’avvistamento di due oggetti triangolari rossi.
Totale reticenza emerse invece da parte dei responsabili delle basi aeree della Guardia Nazionale di Muniz e di Salinas, i quali affermarono che nessuno dei loro aerei aveva sorvolato la regione quella sera. Tuttavia, quando Jorge Martin prese ad interrogare i responsabili delle unità di polizia specializzate nella caccia ai trafficanti di droga ed ai loro aerei, ossia la Fast Action United Force (FURA), di cui un'unità radar era basata a San German, molto vicino a Cabo Rojo- e la Criminal Investigation Corps- ebbe conferma che un’intensa attività di aerei da combattimento era stata registrata sopra la regione, nelle stesse ore in cui aveva avuto luogo l’avvistamento. La FAA affermò di non comprendere perché Roosevelt Roads negasse l'evidenza, mentre Mirabal, l'ufficiale interrogato da Jorge Martin, gli fece questa sorprendente confidenza:
“ non so nulla dell’incidente, ma qualora una relazione al riguardo fosse stata redatta, noi non ne saremmo a conoscenza, poiché queste indagini sono riservate ad un Dipartimento Speciale della FAA, con sede a Washington”
Altre testimonianze
Ulteriori conferme sull’avvistamento pervennero a Martin da altri residenti della zona di Cabo Rojo, la famiglia Mercado. Il signor Carlos Manuel Mercado, udite le grida di sua moglie e di Wilson Sosa si era precipitato all’esterno, riferisce quanto segue:
“Improvvisamente vidi un grande oggetto luminoso..Sulle prime non potei identificare di che cosa si trattasse. Aveva una luce gialla, molto brillante…Di colpo vidi due caccia accanto a quella “cosa”. Uno degli apparecchi stava affiancando l'oggetto sulla sinistra, mentre l'altro lo incrociava da sinistra a destra. Si avvicinarono molto all’UFO, tanto che ad un certo punto tememmo una collisione...Fu allora che l’ UFO si fermò di colpo nel vuoto. I due aerei sembrarono entrarvi dentro, e fu l'ultima cosa che si vide di essi. …Quell’astronave era immensa...- mentre virava potei constatare che si trattava di un triangolo. C'erano luci ad ogni lato ed una grande sfera al centro, che emanava la luce gialla. Quindi girò e si fermò sopra il lago Saman, si divise ed una delle parti se ne andò a incredibile velocità verso Est, mentre l’altra si allontanava verso Nord.
Gli aerei militari sembravano voler intercettare quella “cosa”, per costringerla a cambiare direzione; questo avvenne per tre volte, prima che essa si fermasse, inghiottendoli... Ero realmente nervoso, a vedere quell’UFO, così enorme, venire nella nostra direzione. E anche a vedere quegli aerei che rischiavano una collisione con esso..Del resto, subito dopo essergli passati davanti, il rumore del loro motore cessò di colpo.”
Il già citato Ivan Coté, residente nel quartiere di Saban Yeguas a Lajas, così descrive il prosieguo dell’avvistamento
“Allora un altro aereo è apparso, ma restò lontano, come se avesse visto ciò che gli altri due avevano appena subito. Scomparve nelle nuvole, inseguito da piccole luci rosse emesse dal grande oggetto volante....”
Aristides Medina, un veterano dell'esercito, riferì che la sera successiva verso le 20 una flottiglia di elicotteri neri aveva sorvolato la Sierra Bermeja e la Laguna Cartagena, con le luci spente, per rimanere sull’area fin verso la mezzanotte. Cercavano evidentemente qualcosa, dato che volavano bassi e dovevano essere equipaggiati di visori all’infrarosso...
All'alba cinque navi della US Navy e una portaerei si erano disposti a circa venticinque chilometri al largo delle coste di Cayo Margarita, nell'oceano atlantico. Vi erano rimaste qualche tempo, come se attendessero qualcosa. Martin apprese da un ufficiale della Navy dell’esistenza di
registrazioni radar che mostravano ciò che era avvenuto, ma che quei documenti, essendo classificati, erano stati inviati a Washington..
Un evento, quello di Portorico di straordinaria portata. Non si trattava peraltro né del primo né dell’ultimo caso di sparizioni di aerei in concomitanza con avvistamenti di UFO. Già nel 1953 il comandante dell’USAF, Chidhaw aveva rilasciato la seguente dichiarazione
We have stacks of reports of flying saucers. We take them seriously when you consider we have lost many men and planes trying to intercept them
FONTI PRIMARIE:
Timothy GOOD “Alien Liason-The Ultimate Secret” Arrow Books 1993
Timothy GOOD “Beyond Top Secret” Pan Books 1997
“Intorno alle 18 notammo alcuni caccia a reazione, sorvolare la regione. (….) ad alta quota. Fu in quel momento che apparve un grande UFO sopra la Sierra Bermeja. Afferrai il binocolo: era enorme (…) aveva una grande luce lampeggiante, e molte altre colorate lungo la sua sagoma…Aveva la forma di un triangolo, leggermente arrotondato sul retro. L’oggetto compì una virata, scendendo di quota, portandosi nelle vicinanze di due caccia a reazione che lo stavano tallonando…Uno di essi tentò di incrociare frontalmente l’UFO, il quale si spostò a sinistra, riducendo la sua velocità. Per tre volte, gli aerei cercarono di portarsi ai suoi lati.Ad un certo punto l'UFO si bloccò di colpo in cielo. Era incredibile che una cosa di quelle dimensioni potesse mantenersi immobile.. Il secondo caccia rimase alla destra dell'UFO, mentre l'altro si portò alla sua sinistra, rimanendo un po indietro (…) . Ci mettemmo tutti a gridare, temendo una collisione, o anche un'esplosione. Di colpo realizzai che il caccia che si era posto dall’altra parte dell’UFO, era misteriosamente scomparso..Non lo vidi riapparire né da dietro di quell’oggetto, né verso l'alto né verso nessun altro punto. Mi chiesi : “Buon Dio…ma cosa è successo,…sono spariti?”
Il secondo aereo restò sulla destra dell' l'UFO, molto vicino. Era minuscolo rispetto a quella macchina enorme. Nel momento in cui l'UFO prese a muovere verso Ovest, anche il secondo caccia scomparve, come pure il rumore del suo motore. …Quell’oggetto aveva le stesse dimensioni del nostro stadio da Baseball! …Dopo avere "rapito" gli aerei, l'UFO si abbassò di quota, avvicinandosi molto al suolo (sopra al piccolo lago di Saman). Restò sospeso per un momento, quindi i suoi angoli si deformarono e con un grande lampo luminoso giallo, emesso dalla sfera centrale gialla, si divise in due triangoli rossi, che schizzarono via, ad impressionante velocità, uno verso Sud-Est e l'altro verso Nord-Est, in direzione di Monte del Estado”
Un altro testimone, Ivan Coté aggiunse che gli era sembrato di vedere oggetti rossi molto più piccoli circondare l'UFO e tentare di allontanare gli aerei da caccia.
Affermò che un terzo caccia era rimasto lontano dall’UFO, assistendo all’intero evento. Uno dei triangoli, per alcuni istanti lo aveva inseguito.
Jorge Martin riuscì a rintracciare altri testimoni residenti nell’area, i cui resoconti avrebbero evidenziato forti affinità. L’ufficio della FAA (Federal Aviation Administration) di Portorico gli rispose di non essere al corrente di alcun incidente con UFO, confermando peraltro che personale di stanza nella base navale di Roosevelt Roads, dall'altro lato dell’isola, aveva segnalato l’avvistamento di due oggetti triangolari rossi.
Totale reticenza emerse invece da parte dei responsabili delle basi aeree della Guardia Nazionale di Muniz e di Salinas, i quali affermarono che nessuno dei loro aerei aveva sorvolato la regione quella sera. Tuttavia, quando Jorge Martin prese ad interrogare i responsabili delle unità di polizia specializzate nella caccia ai trafficanti di droga ed ai loro aerei, ossia la Fast Action United Force (FURA), di cui un'unità radar era basata a San German, molto vicino a Cabo Rojo- e la Criminal Investigation Corps- ebbe conferma che un’intensa attività di aerei da combattimento era stata registrata sopra la regione, nelle stesse ore in cui aveva avuto luogo l’avvistamento. La FAA affermò di non comprendere perché Roosevelt Roads negasse l'evidenza, mentre Mirabal, l'ufficiale interrogato da Jorge Martin, gli fece questa sorprendente confidenza:
“ non so nulla dell’incidente, ma qualora una relazione al riguardo fosse stata redatta, noi non ne saremmo a conoscenza, poiché queste indagini sono riservate ad un Dipartimento Speciale della FAA, con sede a Washington”
Altre testimonianze
Ulteriori conferme sull’avvistamento pervennero a Martin da altri residenti della zona di Cabo Rojo, la famiglia Mercado. Il signor Carlos Manuel Mercado, udite le grida di sua moglie e di Wilson Sosa si era precipitato all’esterno, riferisce quanto segue:
“Improvvisamente vidi un grande oggetto luminoso..Sulle prime non potei identificare di che cosa si trattasse. Aveva una luce gialla, molto brillante…Di colpo vidi due caccia accanto a quella “cosa”. Uno degli apparecchi stava affiancando l'oggetto sulla sinistra, mentre l'altro lo incrociava da sinistra a destra. Si avvicinarono molto all’UFO, tanto che ad un certo punto tememmo una collisione...Fu allora che l’ UFO si fermò di colpo nel vuoto. I due aerei sembrarono entrarvi dentro, e fu l'ultima cosa che si vide di essi. …Quell’astronave era immensa...- mentre virava potei constatare che si trattava di un triangolo. C'erano luci ad ogni lato ed una grande sfera al centro, che emanava la luce gialla. Quindi girò e si fermò sopra il lago Saman, si divise ed una delle parti se ne andò a incredibile velocità verso Est, mentre l’altra si allontanava verso Nord.
Gli aerei militari sembravano voler intercettare quella “cosa”, per costringerla a cambiare direzione; questo avvenne per tre volte, prima che essa si fermasse, inghiottendoli... Ero realmente nervoso, a vedere quell’UFO, così enorme, venire nella nostra direzione. E anche a vedere quegli aerei che rischiavano una collisione con esso..Del resto, subito dopo essergli passati davanti, il rumore del loro motore cessò di colpo.”
Il già citato Ivan Coté, residente nel quartiere di Saban Yeguas a Lajas, così descrive il prosieguo dell’avvistamento
“Allora un altro aereo è apparso, ma restò lontano, come se avesse visto ciò che gli altri due avevano appena subito. Scomparve nelle nuvole, inseguito da piccole luci rosse emesse dal grande oggetto volante....”
Aristides Medina, un veterano dell'esercito, riferì che la sera successiva verso le 20 una flottiglia di elicotteri neri aveva sorvolato la Sierra Bermeja e la Laguna Cartagena, con le luci spente, per rimanere sull’area fin verso la mezzanotte. Cercavano evidentemente qualcosa, dato che volavano bassi e dovevano essere equipaggiati di visori all’infrarosso...
All'alba cinque navi della US Navy e una portaerei si erano disposti a circa venticinque chilometri al largo delle coste di Cayo Margarita, nell'oceano atlantico. Vi erano rimaste qualche tempo, come se attendessero qualcosa. Martin apprese da un ufficiale della Navy dell’esistenza di
registrazioni radar che mostravano ciò che era avvenuto, ma che quei documenti, essendo classificati, erano stati inviati a Washington..
Un evento, quello di Portorico di straordinaria portata. Non si trattava peraltro né del primo né dell’ultimo caso di sparizioni di aerei in concomitanza con avvistamenti di UFO. Già nel 1953 il comandante dell’USAF, Chidhaw aveva rilasciato la seguente dichiarazione
We have stacks of reports of flying saucers. We take them seriously when you consider we have lost many men and planes trying to intercept them
FONTI PRIMARIE:
Timothy GOOD “Alien Liason-The Ultimate Secret” Arrow Books 1993
Timothy GOOD “Beyond Top Secret” Pan Books 1997
CACCIA TRAGICA L'inspiegabile morte del capitano Thomas Mantell, prima vittima di un incontro ravvicinato tra un Mustang dell'USAF ed un UFO
Mantel, Thomas: Il Capitano Thomas Mantel tentò l'inseguimento di un Ufo con il suo Mustang P 51, ma esplose in volo probabilmente entrato nell'aera del campo magnetico dell'oggetto che stava inseguendo. Fu la prima vittima accertata, abbinata ad un avvistamento di Ufo's.
Il caso del capitano Thomas Mantell, il primo pilota a trovare la morte durante l'inseguimento di un UFO, è uno dei grandi classici di questi 50 anni di ufologia.
Seppure tuttora riportato su molti libri, con il passare del tempo e con la grande attenzione sull'incidente di Roswell, agli occhi di alcuni ricercatori, l'episodio forse oggi non appare più nella sua tragica e vivida luce. Il caso Mantell divenne la pietra miliare dell'ipotesi extraterrestre (ETH) del maggiore Donald E. Keyhoe, proposta nei suoi saggi, specialmente in The Flying Saucers are Real (1950) e Flying Saucers from Outer Space (1953). Altri autori degli anni Cinquanta gli fecero eco, fra questi lo stesso Edward J. Ruppelt, a capo del progetto Blue Book tra il 1951 e il 1953, il cui The Report on Unidentified Flying Objects (pubblicato nel 1956) fu il primo a basarsi su materiale dell'aviazione rilasciato dall'ufficio stampa dell'Aeronautica statunitense, contrariamente alla documentazione di Keyhoe ed altri. Metallico ed incredibilmente grande
Il 7 gennaio 1948, esattamente una settimana dopo che il Progetto Sign aveva ricevuto il via libera dal quartier generale di Washington, tra mezzogiorno e le 13.00, testimoni riportarono l'avvistamento di un oggetto rotondo, bianco, di circa 75 metri di diametro, che si muoveva ad elevata velocità nel cielo del Kentucky. Alcuni sostennero che splendeva di un colore rossastro, altri che aveva la forma di un cono gelato. Qualsiasi cosa fosse, la polizia fece il primo rapporto alle 13.15 alla torre di controllo di Godman Field, fuori da Louisville, Kentucky. Alle 13.45 personale della base avvistò l'oggetto con i binocoli, ma nessuno fu in grado di determinarne né la distanza dalla torre, né la sua velocità o misura, sebbene fosse rimasto visibile per circa due ore, per sparire poi lentamente alla vista. In quel momento, una formazione di quattro caccia F51 guidata dal capitano Thomas Mantell, della guardia nazionale del Kentucky, era impegnata in una missione di trasporto da Marietta, Georgia, al campo d'aviazione Standiford, nei pressi di Godman. La torre di controllo di Godman contattò via radio Mantell, chiedendogli di cambiare direzione e tentare l'identificazione dell'intruso. Mantell obbedì prontamente e non tardò ad avvistare l'UFO. Non ci è dato sapere se qualcuno dei suoi piloti vide la stessa cosa. Quello che è assolutamente certo è che fu inquadrato sia dal personale di terra che da quello della torre. Dubbi sussistono anche in merito alle parole esatte usate nei messaggi radio trasmessi da Mantell alla torre. Pare che Mantell abbia detto: "Sembra metallico e di dimensioni spaventose!", frase che evocherebbe l'immagine di una possibile astronave aliena. Ad ogni modo, Mantell continuò a seguire l'UFO, disse che lo aveva avvistato ma che non lo identificava, così decise di dargli un'occhiata più da vicino. Testimoni affermarono di avergli sentito dire che non sarebbe andato oltre i 20.000 metri, per non compromettere la propria riserva di ossigeno. Fu l'ultima volta che sentirono la sua voce. Subito dopo arrivò la notizia della caduta dell'aereo di Mantell e della sua morte. Il velivolo schiantato venne trovato nei pressi di una fattoria di Franklin, nel Kentucky, vicino al confine con il Tennessee.
"Non so cosa fosse"
A questo punto, con la perdita di una vita, gli UFO andavano presi seriamente e quelli che volevano ignorarne l'esistenza furono obbligati a ripensarci. Due articoli apparvero sul Louisville CourierJournal e sul Louisville Times dell'8 gennaio. Gli investigatori dell'Aeronautica si sentirono in obbligo di tirare fuori una qualche risposta al problema. Un astronomo, il dottor Walter Lee Moore dell'Università di Louisville, notò che il pianeta Venere occupava nel cielo circa la stessa posizione dell'oggetto visto dagli ufficiali di Godman e suggerì che l'UFO fosse il pianeta, aggiungendo ironicamente: "Se hanno intenzione di inseguire Venere, ne hanno di strada da fare". Dal canto suo, l'Aeronautica militare si espresse con la spiegazione più plausibile: doveva essere Venere, anche se troppo vicina al Sole e scarsamente visibile. Il New York Times invece non menzionava Venere, ma citava l'opinione di astronomi dell'università Vanderbilt, nel Tennessee, che avevano monitorato un oggetto da loro ritenuto un pallone aerostatico. Ma l'ufficio meteorologico di Nashville negò la presenza di palloni in quella zona. Il colonnello della base, Guy F. Hix e altri ufficiali di Godman videro l'oggetto attraverso i binocoli. Hix disse: "Pensavo che fosse un corpo celeste, ma non so dire se si muoveva o no. È solo che non so cosa fosse".
Hynek, Venere e i palloni aerostatici
Ufficialmente, dunque, Mantell era svenuto a causa della mancanza di ossigeno (Anossemia) a 20.000 piedi e il suo F51 si era schiantato senza controllo. Gli articoli sul caso, firmati da un certo Shalett, erano scritti con la cooperazione dell'Aeronautica militare e tendevano a mettere fuori gioco gli UFO. L'ronia di tutto questo era che quasi simultaneamente l'ufficio stampa dell'aviazione rilasciò delle dichiarazioni sulle investigazioni UFO secondo le quali "nonostante l'oggetto avvistato da Mantell fosse stato identificato con il pianeta Venere, l'elevazione e l'azimuth del pianeta non coincidevano con quelle rilevate, quindi l'oggetto era considerato ancora non identificato". Keyhoe seguì la linea opposta, sostenendo l'ipotesi dell'astronave e smontando tutte le alternative una dopo l'altra. Credeva anche che l'aeronautica fosse in possesso di una registrazione e che non volesse divulgarla. Sentì anche parlare di foto, ma l'aeronautica ne negò l'esistenza. Quando l'articolo di Keyhoe andò in stampa, l'aeronautica militare aveva rilasciato un'altra dichiarazione (30 dicembre 1949), in cui si affermava che l'oggetto di Mantell era stato infine identificato. Secondo loro, gli avvistamenti erano dovuti a una combinazione tra Venere e forse uno o più palloni aerostatici per i raggi cosmici. La confusione sul caso fu aumentata dal fatto che l'aeronautica incluse nei suoi rapporti un altro gruppo di avvistamenti avvenuti lo stesso giorno, il 7 gennaio (riportati anche dal New York Times), in cui si diceva che numerose basi dell'aviazione nel Midwest avvistarono quel pomeriggio un UFO a bassa quota che si muoveva con un'andatura irregolare ed emetteva lampi di luce. I ricercatori UFO dissero che si poteva trattare dello stesso oggetto visto da Mantell, ma l'aviazione ribadiva che, anche se l'oggetto del caso Mantell poteva non essere Venere, quello avvistato durante il pomeriggio lo era di sicuro. Il dottor J. Allen Hynek, nel dicembre 1949, scrisse un resoconto sul caso Mantell ammettendone, successivamente, il suo carattere fuorviante e di ciò fece ammenda. Sfortunatamente il danno era stato fatto e i dubbi rimanevano. Hynek, che in quel periodo non si era ancora occupato di UFO quale fenomeno di possibile origine extraterrestre, si disse interessato solo al lato astronomico della faccenda (per esempio, Venere) e che non gli interessava sondare altre ipotesi. Confessò che una volta analizzata la possibilità che la luce avvistata da Mantell fosse Venere, era arrivato a concludere che quel giorno la sua magnitudo era troppo fioca e inoltre troppo vicina al Sole per essere visibile alla luce del giorno.
Finti soli e miraggi di Giove
Alcuni scrittori UFO hanno offerto altre possibili soluzioni nel corso degli anni, in ragione della rispettiva conoscenza dei fatti. Il dottor Donald Menzel, nel suo primo libro Flying Saucers (1953) suggerì che Mantell stesse inseguendo un miraggio, conosciuto come finto Sole (lasciando cadere l'idea in entrambi i suoi libri successivi). Il tenente colonnello Lawrence J. Tacker, nel suo lavoro semi ufficiale Flying Saucers and the USAF (1960) espresse entrambe le ipotesi, prima dicendo che l'oggetto era un pallone, quindi rispolverando la teoria del finto Sole di Menzel come alternativa. Più recentemente, lo scettico inglese Stewart Campbell ha dato un nuovo punto di vista: un miraggio di Giove, appoggiato dall'opinione di Philip Klass del CSICOP, negatore d'ufficio dei nostri giorni. Tutte queste spiegazioni, pur nella loro eccessiva eccentricità, vengono ancora oggi sostenute dai debunkers di tutto il mondo, per i quali il caso Mantell rappresenta una dolorosa spina nel fianco.
Era un pilota molto esperto
Costoro non esitano a tacciare Mantell di inesperienza o a ridurne la figura professionale a quella di un emerito cretino che si è arrischiato troppo, suicidandosi. In realtà Thomas Mantell poteva vantare un'esperienza di oltre tremila ore di volo, molte delle quali nei teatri di guerra del secondo conflitto mondiale, meritandosi una medaglia al valor militare. È difficile sostenere che in quel pomeriggio del 7 gennaio si sia comportato da principiante, trascurando la mancanza d'ossigeno ed attratto da un obiettivo da raggiungere ad ogni costo. È altresì impensabile che non abbia saputo distinguere la luce di un pianeta o di un pallone sonda, per quanto di dimensioni diverse da quelle di un aeromobile sconosciuto. Se così fosse stato, è inspiegabile il fatto di non essere riuscito a raggiungerlo, data la limitata velocità di un globo aerostatico. Inoltre, stando ai messaggi del pilota, l'oggetto era metallico, enorme e capace di velocità variabile, in grado quindi di eludere un'intercettazione. I documenti relativi all'incidente sono tuttora classificati, soprattutto quelli riguardanti l'esame necroscopico del cadavere di Mantell e la perizia sui rottami del velivolo.
La testimonianza di Duessler
Di recente è emersa una testimonianza che potrebbe confermare l'ipotesi UFO, quella di James Duessler, un ex militare che all'epoca dell'incidente prestava servizio presso Godman Field con il grado di capitano. Duessler afferma apertamente che in cielo vi era un oggetto di aspetto metallico, dai riflessi bianchi e scintillanti, rimasto sul posto per oltre quattro ore, tranne 15 o 20 minuti in cui fu oscurato dalle nubi.
Duessler afferma che non si trattava certamente di Venere. Salito sulla torre di controllo poté infatti distinguere un oggetto sigariforme caratterizzato da una luminosità arancione. Lo stesso Duessler, impegnato nell'ufficio inchieste sugli incidenti aerei, fu inviato sul luogo del disastro, mentre la perizia tecnica rilevò altre incongruenze. "Quando giunsi sul posto spiega Duessler alcuni ufficiali incaricati erano già lì. La salma del pilota era stata prontamente portata via, ma uno degli ufficiali mi disse che il suo corpo, inspiegabilmente, non presentava né sangue né ossa, ridotto ad una poltiglia informe. Inoltre l'aereo sembrava non essere precipitato, ma calato perpendicolarmente al terreno con il ventre verso il basso. Non c'era alcun indizio di angolazioni nel precipitare. Inoltre il velivolo venne ritrovato nei pressi di una radura, nell'unico spiazzo disponibile, non abbastanza grande per poter atterrare in quel modo, eppure, per quanto ricordi, neppure un ramoscello risultava spezzato. Il Mustang non presentava tracce di incendio e questo era altrettanto inspiegabile. Non avevo mai visto prima, ne ho più visto successivamente, un crash come quello".
La testimonianza di Duessler contraddice i rapporti ufficiali dall'Air Force ed è fondamentale per confermare che qualcosa di realmente anomalo avvenne il 7 gennaio 1948 nei cieli della base di Godman. Alcuni dicono che Mantell ebbe un incidente causato forse dal fatto di essersi avvicinato troppo al campo magnetico di un UFO. Lo stesso capitano F. Ruppelt, nel trattare il caso per il Project Blue Book nel 1956, scrisse: "se si rinuncia all'ipotesi Skyhook (un tipo di pallone sonda, N.d.R.), ci resta l'immagine di un UFO di dimensioni colossali". Proprio a 14 giorni di distanza dalla morte di Mantell, l'aeronautica varò il Project Saucer, un programma di copertura del più importante Project Sign orientato a stabilire che gli UFO erano navicelle di origine extraterrestre.
Seppure tuttora riportato su molti libri, con il passare del tempo e con la grande attenzione sull'incidente di Roswell, agli occhi di alcuni ricercatori, l'episodio forse oggi non appare più nella sua tragica e vivida luce. Il caso Mantell divenne la pietra miliare dell'ipotesi extraterrestre (ETH) del maggiore Donald E. Keyhoe, proposta nei suoi saggi, specialmente in The Flying Saucers are Real (1950) e Flying Saucers from Outer Space (1953). Altri autori degli anni Cinquanta gli fecero eco, fra questi lo stesso Edward J. Ruppelt, a capo del progetto Blue Book tra il 1951 e il 1953, il cui The Report on Unidentified Flying Objects (pubblicato nel 1956) fu il primo a basarsi su materiale dell'aviazione rilasciato dall'ufficio stampa dell'Aeronautica statunitense, contrariamente alla documentazione di Keyhoe ed altri. Metallico ed incredibilmente grande
Il 7 gennaio 1948, esattamente una settimana dopo che il Progetto Sign aveva ricevuto il via libera dal quartier generale di Washington, tra mezzogiorno e le 13.00, testimoni riportarono l'avvistamento di un oggetto rotondo, bianco, di circa 75 metri di diametro, che si muoveva ad elevata velocità nel cielo del Kentucky. Alcuni sostennero che splendeva di un colore rossastro, altri che aveva la forma di un cono gelato. Qualsiasi cosa fosse, la polizia fece il primo rapporto alle 13.15 alla torre di controllo di Godman Field, fuori da Louisville, Kentucky. Alle 13.45 personale della base avvistò l'oggetto con i binocoli, ma nessuno fu in grado di determinarne né la distanza dalla torre, né la sua velocità o misura, sebbene fosse rimasto visibile per circa due ore, per sparire poi lentamente alla vista. In quel momento, una formazione di quattro caccia F51 guidata dal capitano Thomas Mantell, della guardia nazionale del Kentucky, era impegnata in una missione di trasporto da Marietta, Georgia, al campo d'aviazione Standiford, nei pressi di Godman. La torre di controllo di Godman contattò via radio Mantell, chiedendogli di cambiare direzione e tentare l'identificazione dell'intruso. Mantell obbedì prontamente e non tardò ad avvistare l'UFO. Non ci è dato sapere se qualcuno dei suoi piloti vide la stessa cosa. Quello che è assolutamente certo è che fu inquadrato sia dal personale di terra che da quello della torre. Dubbi sussistono anche in merito alle parole esatte usate nei messaggi radio trasmessi da Mantell alla torre. Pare che Mantell abbia detto: "Sembra metallico e di dimensioni spaventose!", frase che evocherebbe l'immagine di una possibile astronave aliena. Ad ogni modo, Mantell continuò a seguire l'UFO, disse che lo aveva avvistato ma che non lo identificava, così decise di dargli un'occhiata più da vicino. Testimoni affermarono di avergli sentito dire che non sarebbe andato oltre i 20.000 metri, per non compromettere la propria riserva di ossigeno. Fu l'ultima volta che sentirono la sua voce. Subito dopo arrivò la notizia della caduta dell'aereo di Mantell e della sua morte. Il velivolo schiantato venne trovato nei pressi di una fattoria di Franklin, nel Kentucky, vicino al confine con il Tennessee.
"Non so cosa fosse"
A questo punto, con la perdita di una vita, gli UFO andavano presi seriamente e quelli che volevano ignorarne l'esistenza furono obbligati a ripensarci. Due articoli apparvero sul Louisville CourierJournal e sul Louisville Times dell'8 gennaio. Gli investigatori dell'Aeronautica si sentirono in obbligo di tirare fuori una qualche risposta al problema. Un astronomo, il dottor Walter Lee Moore dell'Università di Louisville, notò che il pianeta Venere occupava nel cielo circa la stessa posizione dell'oggetto visto dagli ufficiali di Godman e suggerì che l'UFO fosse il pianeta, aggiungendo ironicamente: "Se hanno intenzione di inseguire Venere, ne hanno di strada da fare". Dal canto suo, l'Aeronautica militare si espresse con la spiegazione più plausibile: doveva essere Venere, anche se troppo vicina al Sole e scarsamente visibile. Il New York Times invece non menzionava Venere, ma citava l'opinione di astronomi dell'università Vanderbilt, nel Tennessee, che avevano monitorato un oggetto da loro ritenuto un pallone aerostatico. Ma l'ufficio meteorologico di Nashville negò la presenza di palloni in quella zona. Il colonnello della base, Guy F. Hix e altri ufficiali di Godman videro l'oggetto attraverso i binocoli. Hix disse: "Pensavo che fosse un corpo celeste, ma non so dire se si muoveva o no. È solo che non so cosa fosse".
Hynek, Venere e i palloni aerostatici
Ufficialmente, dunque, Mantell era svenuto a causa della mancanza di ossigeno (Anossemia) a 20.000 piedi e il suo F51 si era schiantato senza controllo. Gli articoli sul caso, firmati da un certo Shalett, erano scritti con la cooperazione dell'Aeronautica militare e tendevano a mettere fuori gioco gli UFO. L'ronia di tutto questo era che quasi simultaneamente l'ufficio stampa dell'aviazione rilasciò delle dichiarazioni sulle investigazioni UFO secondo le quali "nonostante l'oggetto avvistato da Mantell fosse stato identificato con il pianeta Venere, l'elevazione e l'azimuth del pianeta non coincidevano con quelle rilevate, quindi l'oggetto era considerato ancora non identificato". Keyhoe seguì la linea opposta, sostenendo l'ipotesi dell'astronave e smontando tutte le alternative una dopo l'altra. Credeva anche che l'aeronautica fosse in possesso di una registrazione e che non volesse divulgarla. Sentì anche parlare di foto, ma l'aeronautica ne negò l'esistenza. Quando l'articolo di Keyhoe andò in stampa, l'aeronautica militare aveva rilasciato un'altra dichiarazione (30 dicembre 1949), in cui si affermava che l'oggetto di Mantell era stato infine identificato. Secondo loro, gli avvistamenti erano dovuti a una combinazione tra Venere e forse uno o più palloni aerostatici per i raggi cosmici. La confusione sul caso fu aumentata dal fatto che l'aeronautica incluse nei suoi rapporti un altro gruppo di avvistamenti avvenuti lo stesso giorno, il 7 gennaio (riportati anche dal New York Times), in cui si diceva che numerose basi dell'aviazione nel Midwest avvistarono quel pomeriggio un UFO a bassa quota che si muoveva con un'andatura irregolare ed emetteva lampi di luce. I ricercatori UFO dissero che si poteva trattare dello stesso oggetto visto da Mantell, ma l'aviazione ribadiva che, anche se l'oggetto del caso Mantell poteva non essere Venere, quello avvistato durante il pomeriggio lo era di sicuro. Il dottor J. Allen Hynek, nel dicembre 1949, scrisse un resoconto sul caso Mantell ammettendone, successivamente, il suo carattere fuorviante e di ciò fece ammenda. Sfortunatamente il danno era stato fatto e i dubbi rimanevano. Hynek, che in quel periodo non si era ancora occupato di UFO quale fenomeno di possibile origine extraterrestre, si disse interessato solo al lato astronomico della faccenda (per esempio, Venere) e che non gli interessava sondare altre ipotesi. Confessò che una volta analizzata la possibilità che la luce avvistata da Mantell fosse Venere, era arrivato a concludere che quel giorno la sua magnitudo era troppo fioca e inoltre troppo vicina al Sole per essere visibile alla luce del giorno.
Finti soli e miraggi di Giove
Alcuni scrittori UFO hanno offerto altre possibili soluzioni nel corso degli anni, in ragione della rispettiva conoscenza dei fatti. Il dottor Donald Menzel, nel suo primo libro Flying Saucers (1953) suggerì che Mantell stesse inseguendo un miraggio, conosciuto come finto Sole (lasciando cadere l'idea in entrambi i suoi libri successivi). Il tenente colonnello Lawrence J. Tacker, nel suo lavoro semi ufficiale Flying Saucers and the USAF (1960) espresse entrambe le ipotesi, prima dicendo che l'oggetto era un pallone, quindi rispolverando la teoria del finto Sole di Menzel come alternativa. Più recentemente, lo scettico inglese Stewart Campbell ha dato un nuovo punto di vista: un miraggio di Giove, appoggiato dall'opinione di Philip Klass del CSICOP, negatore d'ufficio dei nostri giorni. Tutte queste spiegazioni, pur nella loro eccessiva eccentricità, vengono ancora oggi sostenute dai debunkers di tutto il mondo, per i quali il caso Mantell rappresenta una dolorosa spina nel fianco.
Era un pilota molto esperto
Costoro non esitano a tacciare Mantell di inesperienza o a ridurne la figura professionale a quella di un emerito cretino che si è arrischiato troppo, suicidandosi. In realtà Thomas Mantell poteva vantare un'esperienza di oltre tremila ore di volo, molte delle quali nei teatri di guerra del secondo conflitto mondiale, meritandosi una medaglia al valor militare. È difficile sostenere che in quel pomeriggio del 7 gennaio si sia comportato da principiante, trascurando la mancanza d'ossigeno ed attratto da un obiettivo da raggiungere ad ogni costo. È altresì impensabile che non abbia saputo distinguere la luce di un pianeta o di un pallone sonda, per quanto di dimensioni diverse da quelle di un aeromobile sconosciuto. Se così fosse stato, è inspiegabile il fatto di non essere riuscito a raggiungerlo, data la limitata velocità di un globo aerostatico. Inoltre, stando ai messaggi del pilota, l'oggetto era metallico, enorme e capace di velocità variabile, in grado quindi di eludere un'intercettazione. I documenti relativi all'incidente sono tuttora classificati, soprattutto quelli riguardanti l'esame necroscopico del cadavere di Mantell e la perizia sui rottami del velivolo.
La testimonianza di Duessler
Di recente è emersa una testimonianza che potrebbe confermare l'ipotesi UFO, quella di James Duessler, un ex militare che all'epoca dell'incidente prestava servizio presso Godman Field con il grado di capitano. Duessler afferma apertamente che in cielo vi era un oggetto di aspetto metallico, dai riflessi bianchi e scintillanti, rimasto sul posto per oltre quattro ore, tranne 15 o 20 minuti in cui fu oscurato dalle nubi.
Duessler afferma che non si trattava certamente di Venere. Salito sulla torre di controllo poté infatti distinguere un oggetto sigariforme caratterizzato da una luminosità arancione. Lo stesso Duessler, impegnato nell'ufficio inchieste sugli incidenti aerei, fu inviato sul luogo del disastro, mentre la perizia tecnica rilevò altre incongruenze. "Quando giunsi sul posto spiega Duessler alcuni ufficiali incaricati erano già lì. La salma del pilota era stata prontamente portata via, ma uno degli ufficiali mi disse che il suo corpo, inspiegabilmente, non presentava né sangue né ossa, ridotto ad una poltiglia informe. Inoltre l'aereo sembrava non essere precipitato, ma calato perpendicolarmente al terreno con il ventre verso il basso. Non c'era alcun indizio di angolazioni nel precipitare. Inoltre il velivolo venne ritrovato nei pressi di una radura, nell'unico spiazzo disponibile, non abbastanza grande per poter atterrare in quel modo, eppure, per quanto ricordi, neppure un ramoscello risultava spezzato. Il Mustang non presentava tracce di incendio e questo era altrettanto inspiegabile. Non avevo mai visto prima, ne ho più visto successivamente, un crash come quello".
La testimonianza di Duessler contraddice i rapporti ufficiali dall'Air Force ed è fondamentale per confermare che qualcosa di realmente anomalo avvenne il 7 gennaio 1948 nei cieli della base di Godman. Alcuni dicono che Mantell ebbe un incidente causato forse dal fatto di essersi avvicinato troppo al campo magnetico di un UFO. Lo stesso capitano F. Ruppelt, nel trattare il caso per il Project Blue Book nel 1956, scrisse: "se si rinuncia all'ipotesi Skyhook (un tipo di pallone sonda, N.d.R.), ci resta l'immagine di un UFO di dimensioni colossali". Proprio a 14 giorni di distanza dalla morte di Mantell, l'aeronautica varò il Project Saucer, un programma di copertura del più importante Project Sign orientato a stabilire che gli UFO erano navicelle di origine extraterrestre.
Il Misterioso Caso Valentich
L’Australia meridionale e la Nuova Zelanda, negli ultimi mesi del 1978, furono teatro di una notevole serie di avvistamenti, particolarmente numerosi e più che mai anomali, dei cosiddetti Oggetti Volanti Non Identificati.
Uno di essi ebbe un esito tragico, perché coincise con la scomparsa del testimone, un giovane pilota australiano di vent’anni, Frederick Valentich, di origini italiane, in quanto suo padre, Guido, era originario della Venezia Giulia.
Il fatto ebbe luogo nella notte del 21 ottobre 1978 sullo Stretto di Bass, il burrascoso braccio di mare che separa il continente australiano dall’isola della Tasmania, ove le acque dell’Oceano Pacifico si confondono quelle dell’Oceano Indiano.
Era decollato dall’aeroporto di Moorabbin di Victoria, con visibilità buona e venti leggeri; ma appena 50 minuti dopo, mentre si dirigeva verso l’isola King, doveva essere accaduto qualche fatto imprevedibile.
Prima di scomparire nel nulla con il suo aereo, un Cessna 182, Valentich aveva visto qualcosa; qualcosa che aveva tentato di descrivere alla torre di controllo di Melbourne, parlando con l’operatore Steve Robey.
Più precisamente, aveva chiesto conferma della presenza di un grande oggetto volante con quattro luci brillanti che si librava alto sopra di lui e che sembrava quasi voler “giocare” con il suo aereo; ma gli era stato risposto che, nella zona, dai piani di volo come pure dallo schermo radar, non risultava la presenza di alcun velivolo estraneo.
«Si sta avvicinando da est… Sembra che stia giocando a qualche sorta di gioco. Vola a una velocità che non posso valutare… Mi sta sorpassando. Ha una sagoma lunga… sta tornando verso di me, ora… Ha una luce verde e una specie di luce metallica all’esterno.
La cosa sta girando sopra la mia testa… Sto procedendo per King. Che strano oggetto si sta librando sopra di me; è in bilico sopra di me e non è un aeromobile» («The Encyclopedia of Ufos», Ed. Ronald D. Story; «Flying Saucer Review», marzo 1979).
Queste furono le ultime parole pronunciate da Frederick Valentich, il quale, subito dopo aver segnalato che il misterioso oggetto luminoso si era posizionato al di sopra del proprio aereo, chiuse la trasmissione.
Nonostante la giovane età, egli era un pilota abbastanza esperto (aveva sulle spalle 150 ore di volo) e sicuramente capace di distinguere un normale aereo, civile o militare che fosse, da un oggetto di volante di diversa natura; e, a maggior ragione, da un semplice fenomeno atmosferico.
Alla base di terra si udì un forte rumore metallico che durò per una ventina di secondi, dopo di che la comunicazione cadde definitivamente.
E quella fu l’ultima volta che un essere umano udì la voce di Valentich e l’ultimo giorno in cui egli e il suo aereo furono visti: infatti, scomparvero entrambi nel nulla, letteralmente; e nessun relitto, nessuna chiazza di carburante, nessun indizio di alcun genere, vennero mai più ritrovati nelle acque dello Stretto di Bass, o altrove.
Che fine ha fatto il pilota italo-australiano, in quel giorno di fine ottobre di trentadue anni fa; che ne è stato di lui e del suo Cessna?
Come è possibile che siamo spariti senza lasciare dietro di sé la benché minima traccia, nonostante le ricerche effettuate con mezzi assai moderni ed efficienti?
Prima di pensare ad una sparizione sul tipo di quelle che si registrano nel Triangolo delle Bermuda, ed anche in numerosi altri “triangoli” esistenti nei diversi mari del globo, primo fra tutti il cosiddetto Mare del Diavolo al largo delle coste orientali giapponesi, sarebbe forse opportuno riflettere alle ultime parole trasmesse via radio da Valentich ed, eventualmente, porle in relazione con altri episodi della fenomenologia ufologica.
È noto, ad esempio, che alcuni “rapiti” dagli alieni sostengono di esser stati prelevati per mezzo di una sorta di raggio luminoso proveniente da una astronave, in certi casi perfino con la propria automobile, dopo che il motore di essa si era spento, insieme ai fari, e si erano così ritrovati immobilizzati sulla strada o sull’autostrada che stavano percorrendo.
Altri sostengono di essere stati prelevati direttamente da casa propria, in molti casi mentre giacevano a letto, e di essere stati trasportati a bordo di una astronave aliena; e ciò, in taluni casi, mentre avevano notato all’esterno, attraverso la finestra, delle strane luci compiere evoluzioni nell’aria, intorno all’edificio.
È altrettanto noto che numerosi indizi fanno pensare che alcuni capi di bestiame, vittime di misteriose mutilazioni nelle vaste fattorie del Nord America, siano stati trascinati in alto da una forza di natura sconosciuta e poi lasciati cadere a terra; lo attesterebbero, fra le altre cose, la mancanza di impronte intorno alle carcasse e, in qualche caso, perfino la testimonianza di esseri umani i quali, stando a una certa distanza, avrebbero assistito al fatto, per quanto incredibile possa apparire.
Abbiamo però il diritto di escludere pregiudizialmente la veridicità di un fatto, solo perché esso sembra contrastare con ciò che sappiamo, o che crediamo di sapere, intorno a ciò che è possibile o che invece è impossibile?
In ogni caso, come abbiamo già detto, la drammatica scomparsa dell’aereo di Valentich non deve essere considerata come un episodio isolato, ma, al contrario, rientra in una ricca serie di avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati che ebbero luogo, sullo scorcio del 1978, fra l’Australia, la Tasmania e la Nuova Zelanda, specialmente negli ultimi giorni del mese di dicembre (che, nell’emisfero meridionale, corrisponde a giugno in quello settentrionale, ossia ad un periodo dell’anno caratterizzato da cieli generalmente limpidi).
Un po’ di luce, forse, potrebbe venire se si ponesse la scomparsa di Valentich in relazione con l’avvistamento di uno strano oggetto luminoso, che ebbe luogo circa due mesi dopo, al largo della Nuova Zelanda; oggetto che fu attentamente osservato da almeno cinque testimoni le cui capacità di discernimento non dovrebbero essere poste in dubbio, trattandosi di tre operatori televisivi e di due piloti d’aereo.
Così scrive Marcello Truzzi, già professore di Sociologia alla Eastern Michigan University, nell’opera «Into the Unknown», (The Reader’s Digest Association, 1981; traduzione italiana «Viaggi nel mistero», a cura di Alberto Cesare Ambesi, Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1984, pp. 305-06):
«Nei giorni che seguirono immediatamente la scomparsa di Valentich, nel cielo australiano e in quello della vicina Nuova Zelanda vi furono molti avvistamenti di misteriosi oggetti luminosi. Per quanto nessuno di tali avvistamenti giungesse a una conclusione tragica come quello dello strano incontro e della scomparsa del giovane pilota, uno di essi ebbe tuttavia un impatto sconcertante. Iniziò nelle prime ore del 31 dicembre 1978. A est dell’Isola del Sud, in Nuova Zelanda, una troupe televisiva di tre uomini stava ripercorrendo in volo la rotta da Wellington a Christchurch lungo la quale, dieci giorni prima, gli equipaggi di due aerei avevano avvistato delle luci non identificate molto brillanti.
Appena dopo mezzanotte, la troupe avvistò strane luci in movimento.
Nelle due ore successive, l’equipaggio e gli operatori a bordo continuarono a vedere sparire e riapparire, in un curioso gioco a nascondino, le misteriose luci. Mentre l’aereo passava a sud di Christchurch, un testimone registrò su nastro questa descrizione: “luci brillanti e pulsanti… che appaiono e scompaiono. Nello stesso momento, furono individuate sul radar di Wellington delle immagini radar inspiegabili. Una di queste immagini sembrava seguire l’aereo mentre i testimoni a bordo osservavano una luce accecante apparire per qualche minuto. Durante il volo di ritorno, una luce si avvicinò a meno di 10 miglia nautiche dall’aereo. Questa luce, a quanto disse uno degli operatori televisivi, “aveva la base fortemente illuminata e una specie di sfera trasparente nella parte superiore”.
Qualunque fosse la natura dell’oggetto, esso fu sottoposto a un’osservazione notevolmente approfondita sia da parte dei testimoni sia da parte delle apparecchiature elettroniche, perché non soltanto fu visto dagli operatori televisivi e ai due iloti dell’aereo ma fu anche rilevato a radar di bordo dell’apparecchio. Inoltre l’elusiva immagine del’oggetto fu documentata con una pellicola a colori.
In tutto, la troupe televisiva riprese ben 23.000 fotogrammi su pellicole da 16 mm. In seguito, i fotogrammi furono consegnati al fisico ottico della Marina degli Stati Uniti, Bruce Maccabee, perché le analizzasse con un computer. Il film rivelò una breve, ma altamente interessante, serie di immagini di misteriosi oggetti volanti. Una sequenza mostrava una sagoma a forma di campana che brillava nella parte inferiore, così come era stata descritta dal cameraman. Un fotogramma di tale sequenza mostrava ciò che avrebbe potuto essere la traccia dell’oggetto mentre eseguiva il classico “cerchio della morte” e dimostrava una grandissima velocità dell’oggetto stesso rispetto a quella di ripresa della telecamera. Un’altra sequenza mostrava un oggetto che oscillava, a frequenza costante, da una vasta forma circolar coloro giallo brillante a una forma triangolare, più cupa, di color giallo rosso.
Dall’analisi dei film, Maccabee valutò che uno degli oggetti, se effettivamente si trovava a 10 miglia nautiche di distanza dall’aereo come risultava dalle rilevazioni del radar di bordo, doveva aver un diametro tra i 20 e i 30 metri. Secondo il suo rapporto, l’oggetto emetteva una luce estremamente potente, equivalente a quella che avrebbe emesso una enorme lampada da 100.000 watt. Inoltre, fece un’altra scoperta sorprendente, partendo dal presupposto che i movimenti della telecamera o altri fenomeni valessero zero: uno degli UFO, mentre stava eseguendo il “cerchio della morte”, avrebbe avuto una velocità di 5.000 chilometri orari.
Quando Maccabee ebbe terminato il suo studio, il film e l’altra documentazione annessa furono sottoposti al giudizio di un vasto gruppo di scienziati americani esperti in ottica, biofisica, radar, fisiologia ottica e astronomia. Tutti furono unanimi nel dichiarare di non essere in gradi di spiegare nessuno degli strani eventi che si erano verificati nel corso di quell’avvistamento nel cielo della Nuova Zelanda. Secondo loro, contrariamente ai pareri espressi pubblicamente da altri ricercatori, le luci non identificate non erano né Venere né altri pianeti. Non erano neppure stelle, meteore, palloni d’alta quota, aerei fuori rotta, satelliti, illusioni atmosferiche o luci riflesse e non si trattava di una montatura. Secondo loro, erano veri e propri (“Unidentified Flying Objects”), cioè oggetti volanti on identificati.
Questo avvistamento fu il primo in cui furono fatte registrazioni dal vivo mentre si osservava un UFO che contemporaneamente veniva filmato e tracciato su radar. Maccabee, a questo proposito, affermò: “Se non si è trattato di un UFO, allora è stata una serie di coincidenze straordinariamente fortuite”.»
Il caso di Frederick Valentich rimane notevole perché, oltre alla scomparsa totale del suo aereo (come avvenne per i cinque cacciabombardieri Avenger partiti da Fort Lauderdale il 5 dicembre 1945 e per il gigantesco idrovolante Martin Mariner inviato alla loro ricerca), la comunicazione radio con la base a terra indica chiaramente che tale scomparsa fu preceduta e accompagnata dalla presenza di un Oggetto Volante Non Identificato.
Sarebbe veramente chiedere troppo anche allo scettico più incallito se si supponesse una causa naturale di quella scomparsa, come un guasto al motore, visto che il pilota non ne fece alcun cenno; e considerare come puramente accidentale il contemporaneo avvistamento dell’Oggetto Volante Non Identificato.
Ma c’è di più: quell’oggetto evoluiva in maniera intelligente, accompagnando e sovrastando il Cessna 182 e giocando con esso come fa il gatto col topo, grazie ad una velocità di manovra inconcepibile per un velivolo di origine terrestre.
La sensazione che dovette provare Valentich, come già altri piloti che si trovarono in situazioni analoghe, dovette essere quella di una scoraggiante impotenza, come quando ci si trova alla prese con qualcosa che è incommensurabilmente più forte di qualunque mezzo umano, per quanto tecnologicamente sofisticato.
Qualcosa di alieno, appunto.
Valentich è stato rapito da un UFO, come sostenne suo padre Guido, dopo che le ricerche del figlio erano state abbandonate da parte delle autorità australiane?
Probabilmente non lo sapremo mai.
Alcuni indizi, però, lo fanno pensare, o, quanto meno, tendono a suggerirlo; e, sebbene la cosa possa apparire sconcertante ed esponga al rischio del ridicolo chi si azzardi anche solo ad ipotizzarla, una simile congettura è pur sempre meglio di niente, in assenza di altre spiegazioni plausibili.
E questo per una ragione molto semplice, che si potrebbe riassumere con un celebre aforisma di Sir Arthur Conan Doyle: «Dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità».
Ora, che una tecnologia aliena possa essere molto più sviluppata di quella terrestre, non è per nulla da considerarsi impossibile; né deve essere considerato impossibile il fatto che il nostro pianeta ed i suoi abitanti siano oggetto di attenzioni da parte di creature provenienti da altri mondi o da altre dimensioni.
Numerosi indizi, al contrario, fanno pensare che ciò avvenga da moltissimo tempo, fin da quando esistono testimonianze umane (si pensi alle cronache di Giulio Ossequiente); mentre testimonianze fossili, come oggetti tecnologici imprigionati in antichissime rocce, suggeriscono che tale presenza risalga addirittura a molto prima che l’uomo apparisse sulla Terra…
Uno di essi ebbe un esito tragico, perché coincise con la scomparsa del testimone, un giovane pilota australiano di vent’anni, Frederick Valentich, di origini italiane, in quanto suo padre, Guido, era originario della Venezia Giulia.
Il fatto ebbe luogo nella notte del 21 ottobre 1978 sullo Stretto di Bass, il burrascoso braccio di mare che separa il continente australiano dall’isola della Tasmania, ove le acque dell’Oceano Pacifico si confondono quelle dell’Oceano Indiano.
Era decollato dall’aeroporto di Moorabbin di Victoria, con visibilità buona e venti leggeri; ma appena 50 minuti dopo, mentre si dirigeva verso l’isola King, doveva essere accaduto qualche fatto imprevedibile.
Prima di scomparire nel nulla con il suo aereo, un Cessna 182, Valentich aveva visto qualcosa; qualcosa che aveva tentato di descrivere alla torre di controllo di Melbourne, parlando con l’operatore Steve Robey.
Più precisamente, aveva chiesto conferma della presenza di un grande oggetto volante con quattro luci brillanti che si librava alto sopra di lui e che sembrava quasi voler “giocare” con il suo aereo; ma gli era stato risposto che, nella zona, dai piani di volo come pure dallo schermo radar, non risultava la presenza di alcun velivolo estraneo.
«Si sta avvicinando da est… Sembra che stia giocando a qualche sorta di gioco. Vola a una velocità che non posso valutare… Mi sta sorpassando. Ha una sagoma lunga… sta tornando verso di me, ora… Ha una luce verde e una specie di luce metallica all’esterno.
La cosa sta girando sopra la mia testa… Sto procedendo per King. Che strano oggetto si sta librando sopra di me; è in bilico sopra di me e non è un aeromobile» («The Encyclopedia of Ufos», Ed. Ronald D. Story; «Flying Saucer Review», marzo 1979).
Queste furono le ultime parole pronunciate da Frederick Valentich, il quale, subito dopo aver segnalato che il misterioso oggetto luminoso si era posizionato al di sopra del proprio aereo, chiuse la trasmissione.
Nonostante la giovane età, egli era un pilota abbastanza esperto (aveva sulle spalle 150 ore di volo) e sicuramente capace di distinguere un normale aereo, civile o militare che fosse, da un oggetto di volante di diversa natura; e, a maggior ragione, da un semplice fenomeno atmosferico.
Alla base di terra si udì un forte rumore metallico che durò per una ventina di secondi, dopo di che la comunicazione cadde definitivamente.
E quella fu l’ultima volta che un essere umano udì la voce di Valentich e l’ultimo giorno in cui egli e il suo aereo furono visti: infatti, scomparvero entrambi nel nulla, letteralmente; e nessun relitto, nessuna chiazza di carburante, nessun indizio di alcun genere, vennero mai più ritrovati nelle acque dello Stretto di Bass, o altrove.
Che fine ha fatto il pilota italo-australiano, in quel giorno di fine ottobre di trentadue anni fa; che ne è stato di lui e del suo Cessna?
Come è possibile che siamo spariti senza lasciare dietro di sé la benché minima traccia, nonostante le ricerche effettuate con mezzi assai moderni ed efficienti?
Prima di pensare ad una sparizione sul tipo di quelle che si registrano nel Triangolo delle Bermuda, ed anche in numerosi altri “triangoli” esistenti nei diversi mari del globo, primo fra tutti il cosiddetto Mare del Diavolo al largo delle coste orientali giapponesi, sarebbe forse opportuno riflettere alle ultime parole trasmesse via radio da Valentich ed, eventualmente, porle in relazione con altri episodi della fenomenologia ufologica.
È noto, ad esempio, che alcuni “rapiti” dagli alieni sostengono di esser stati prelevati per mezzo di una sorta di raggio luminoso proveniente da una astronave, in certi casi perfino con la propria automobile, dopo che il motore di essa si era spento, insieme ai fari, e si erano così ritrovati immobilizzati sulla strada o sull’autostrada che stavano percorrendo.
Altri sostengono di essere stati prelevati direttamente da casa propria, in molti casi mentre giacevano a letto, e di essere stati trasportati a bordo di una astronave aliena; e ciò, in taluni casi, mentre avevano notato all’esterno, attraverso la finestra, delle strane luci compiere evoluzioni nell’aria, intorno all’edificio.
È altrettanto noto che numerosi indizi fanno pensare che alcuni capi di bestiame, vittime di misteriose mutilazioni nelle vaste fattorie del Nord America, siano stati trascinati in alto da una forza di natura sconosciuta e poi lasciati cadere a terra; lo attesterebbero, fra le altre cose, la mancanza di impronte intorno alle carcasse e, in qualche caso, perfino la testimonianza di esseri umani i quali, stando a una certa distanza, avrebbero assistito al fatto, per quanto incredibile possa apparire.
Abbiamo però il diritto di escludere pregiudizialmente la veridicità di un fatto, solo perché esso sembra contrastare con ciò che sappiamo, o che crediamo di sapere, intorno a ciò che è possibile o che invece è impossibile?
In ogni caso, come abbiamo già detto, la drammatica scomparsa dell’aereo di Valentich non deve essere considerata come un episodio isolato, ma, al contrario, rientra in una ricca serie di avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati che ebbero luogo, sullo scorcio del 1978, fra l’Australia, la Tasmania e la Nuova Zelanda, specialmente negli ultimi giorni del mese di dicembre (che, nell’emisfero meridionale, corrisponde a giugno in quello settentrionale, ossia ad un periodo dell’anno caratterizzato da cieli generalmente limpidi).
Un po’ di luce, forse, potrebbe venire se si ponesse la scomparsa di Valentich in relazione con l’avvistamento di uno strano oggetto luminoso, che ebbe luogo circa due mesi dopo, al largo della Nuova Zelanda; oggetto che fu attentamente osservato da almeno cinque testimoni le cui capacità di discernimento non dovrebbero essere poste in dubbio, trattandosi di tre operatori televisivi e di due piloti d’aereo.
Così scrive Marcello Truzzi, già professore di Sociologia alla Eastern Michigan University, nell’opera «Into the Unknown», (The Reader’s Digest Association, 1981; traduzione italiana «Viaggi nel mistero», a cura di Alberto Cesare Ambesi, Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1984, pp. 305-06):
«Nei giorni che seguirono immediatamente la scomparsa di Valentich, nel cielo australiano e in quello della vicina Nuova Zelanda vi furono molti avvistamenti di misteriosi oggetti luminosi. Per quanto nessuno di tali avvistamenti giungesse a una conclusione tragica come quello dello strano incontro e della scomparsa del giovane pilota, uno di essi ebbe tuttavia un impatto sconcertante. Iniziò nelle prime ore del 31 dicembre 1978. A est dell’Isola del Sud, in Nuova Zelanda, una troupe televisiva di tre uomini stava ripercorrendo in volo la rotta da Wellington a Christchurch lungo la quale, dieci giorni prima, gli equipaggi di due aerei avevano avvistato delle luci non identificate molto brillanti.
Appena dopo mezzanotte, la troupe avvistò strane luci in movimento.
Nelle due ore successive, l’equipaggio e gli operatori a bordo continuarono a vedere sparire e riapparire, in un curioso gioco a nascondino, le misteriose luci. Mentre l’aereo passava a sud di Christchurch, un testimone registrò su nastro questa descrizione: “luci brillanti e pulsanti… che appaiono e scompaiono. Nello stesso momento, furono individuate sul radar di Wellington delle immagini radar inspiegabili. Una di queste immagini sembrava seguire l’aereo mentre i testimoni a bordo osservavano una luce accecante apparire per qualche minuto. Durante il volo di ritorno, una luce si avvicinò a meno di 10 miglia nautiche dall’aereo. Questa luce, a quanto disse uno degli operatori televisivi, “aveva la base fortemente illuminata e una specie di sfera trasparente nella parte superiore”.
Qualunque fosse la natura dell’oggetto, esso fu sottoposto a un’osservazione notevolmente approfondita sia da parte dei testimoni sia da parte delle apparecchiature elettroniche, perché non soltanto fu visto dagli operatori televisivi e ai due iloti dell’aereo ma fu anche rilevato a radar di bordo dell’apparecchio. Inoltre l’elusiva immagine del’oggetto fu documentata con una pellicola a colori.
In tutto, la troupe televisiva riprese ben 23.000 fotogrammi su pellicole da 16 mm. In seguito, i fotogrammi furono consegnati al fisico ottico della Marina degli Stati Uniti, Bruce Maccabee, perché le analizzasse con un computer. Il film rivelò una breve, ma altamente interessante, serie di immagini di misteriosi oggetti volanti. Una sequenza mostrava una sagoma a forma di campana che brillava nella parte inferiore, così come era stata descritta dal cameraman. Un fotogramma di tale sequenza mostrava ciò che avrebbe potuto essere la traccia dell’oggetto mentre eseguiva il classico “cerchio della morte” e dimostrava una grandissima velocità dell’oggetto stesso rispetto a quella di ripresa della telecamera. Un’altra sequenza mostrava un oggetto che oscillava, a frequenza costante, da una vasta forma circolar coloro giallo brillante a una forma triangolare, più cupa, di color giallo rosso.
Dall’analisi dei film, Maccabee valutò che uno degli oggetti, se effettivamente si trovava a 10 miglia nautiche di distanza dall’aereo come risultava dalle rilevazioni del radar di bordo, doveva aver un diametro tra i 20 e i 30 metri. Secondo il suo rapporto, l’oggetto emetteva una luce estremamente potente, equivalente a quella che avrebbe emesso una enorme lampada da 100.000 watt. Inoltre, fece un’altra scoperta sorprendente, partendo dal presupposto che i movimenti della telecamera o altri fenomeni valessero zero: uno degli UFO, mentre stava eseguendo il “cerchio della morte”, avrebbe avuto una velocità di 5.000 chilometri orari.
Quando Maccabee ebbe terminato il suo studio, il film e l’altra documentazione annessa furono sottoposti al giudizio di un vasto gruppo di scienziati americani esperti in ottica, biofisica, radar, fisiologia ottica e astronomia. Tutti furono unanimi nel dichiarare di non essere in gradi di spiegare nessuno degli strani eventi che si erano verificati nel corso di quell’avvistamento nel cielo della Nuova Zelanda. Secondo loro, contrariamente ai pareri espressi pubblicamente da altri ricercatori, le luci non identificate non erano né Venere né altri pianeti. Non erano neppure stelle, meteore, palloni d’alta quota, aerei fuori rotta, satelliti, illusioni atmosferiche o luci riflesse e non si trattava di una montatura. Secondo loro, erano veri e propri (“Unidentified Flying Objects”), cioè oggetti volanti on identificati.
Questo avvistamento fu il primo in cui furono fatte registrazioni dal vivo mentre si osservava un UFO che contemporaneamente veniva filmato e tracciato su radar. Maccabee, a questo proposito, affermò: “Se non si è trattato di un UFO, allora è stata una serie di coincidenze straordinariamente fortuite”.»
Il caso di Frederick Valentich rimane notevole perché, oltre alla scomparsa totale del suo aereo (come avvenne per i cinque cacciabombardieri Avenger partiti da Fort Lauderdale il 5 dicembre 1945 e per il gigantesco idrovolante Martin Mariner inviato alla loro ricerca), la comunicazione radio con la base a terra indica chiaramente che tale scomparsa fu preceduta e accompagnata dalla presenza di un Oggetto Volante Non Identificato.
Sarebbe veramente chiedere troppo anche allo scettico più incallito se si supponesse una causa naturale di quella scomparsa, come un guasto al motore, visto che il pilota non ne fece alcun cenno; e considerare come puramente accidentale il contemporaneo avvistamento dell’Oggetto Volante Non Identificato.
Ma c’è di più: quell’oggetto evoluiva in maniera intelligente, accompagnando e sovrastando il Cessna 182 e giocando con esso come fa il gatto col topo, grazie ad una velocità di manovra inconcepibile per un velivolo di origine terrestre.
La sensazione che dovette provare Valentich, come già altri piloti che si trovarono in situazioni analoghe, dovette essere quella di una scoraggiante impotenza, come quando ci si trova alla prese con qualcosa che è incommensurabilmente più forte di qualunque mezzo umano, per quanto tecnologicamente sofisticato.
Qualcosa di alieno, appunto.
Valentich è stato rapito da un UFO, come sostenne suo padre Guido, dopo che le ricerche del figlio erano state abbandonate da parte delle autorità australiane?
Probabilmente non lo sapremo mai.
Alcuni indizi, però, lo fanno pensare, o, quanto meno, tendono a suggerirlo; e, sebbene la cosa possa apparire sconcertante ed esponga al rischio del ridicolo chi si azzardi anche solo ad ipotizzarla, una simile congettura è pur sempre meglio di niente, in assenza di altre spiegazioni plausibili.
E questo per una ragione molto semplice, che si potrebbe riassumere con un celebre aforisma di Sir Arthur Conan Doyle: «Dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità».
Ora, che una tecnologia aliena possa essere molto più sviluppata di quella terrestre, non è per nulla da considerarsi impossibile; né deve essere considerato impossibile il fatto che il nostro pianeta ed i suoi abitanti siano oggetto di attenzioni da parte di creature provenienti da altri mondi o da altre dimensioni.
Numerosi indizi, al contrario, fanno pensare che ciò avvenga da moltissimo tempo, fin da quando esistono testimonianze umane (si pensi alle cronache di Giulio Ossequiente); mentre testimonianze fossili, come oggetti tecnologici imprigionati in antichissime rocce, suggeriscono che tale presenza risalga addirittura a molto prima che l’uomo apparisse sulla Terra…
mercoledì 14 dicembre 2011
CANADA 1959: ENORME UFO SORVOLA BASE MILITARE
A distanza di quasi 50 anni, la testimonianza di uno degli operai impiegati nella base USAF SAC di Goose Bay.
La testimonianza è stata raccolta e verificata da Brian Vike, responsabile del gruppo di ricerca ufologica canadese HBCC Ufo Research, impegnato da quasi 10 anni nella catalogazione e verifica di testimonianze di avvistamenti provenienti da tutto il mondo.Il caso in questione è stato catalogato da Vike nella sezione "militari ed ufo" ed il testimone si è reso disponibile a fornire tutte le sue generalità, che Vike ha per correttezza rimosso dal report pubblico.
HBCC Ufo ha inoltre invitato tramite il suo sito altri dipendenti o militari di stanza nella base in quel periodo, ad inviare la loro testimonianza dell'accaduto. Non è quindi escluso che nei prossimi giorni ci siano ancora maggiori dettagli provenienti da altri testimoni.
Lo scenario è una base militare strategica canadese (Strategic Airforce Command - SAC) sotto il controllo USAF nel 1959, finalizzata per lo più allo stazionamento e rifornimento di bombardieri B-52.
La base dismessa nel 1976 era situata nell'estremo nord del Canada, nella provincia di Newfoundland, nella zona di Labrador, e più precisamente nella baia di Goose.
Di seguito la traduzione della lettera del testimone, in allegato al presente articolo in versione originale.
Gentile mr. Vike,
questa è la descrizione dell'avvistamento ufo avvenuto nel 1959 del quale le ho parlato. Innanzitutto le fornisco il mio nome e la collocazione geografica dell'avvistamento. Il mio nome è (ndr. nome e indirizzo del testimone rimossi). L'evento è occorso presso la base USAF SAC (ormai abbandonata dagli Yankee ma ancora operativa per conto della NATO) situata a Goose Bay, Labrador. Ho già segnalato l'evento al MUFON (ndr. Mutual Ufo Network) un paio di anni fa, ma a parte questo non ho raccontato l'accaduto a nessun altro.
Ovviamente durante gli anni (oltre 47 ormai) ho pensato a quanto accaduto migliaia di volte. Ho cercato a lungo descrizioni di avvistamenti analoghi ma non ho trovato nulla che si avvicinasse anche lontanamente a quanto ho potuto osservare quel giorno. Ecco la descrizione dell'evento. Le misure sono espresse in piedi e miglia come si usava al tempo.
Agosto 1959 USAF SCA Base, Goose Bay, Labrador.
All'epoca avevo 22 anni, ero un residente di Newfoundland che lavorava nel reparto dei motori presso la base. L'evento si è verificato intorno alle 3 di notte. Ero stato chiamato per accompagnare due piloti USAF in visita, a pescare presso un lago vicino alla base radar di Pine Tree (a circa 20-30 miglia dalla Base Aerea) prima del loro rientro alle basi di appartenenza.
Io guidavo la jeep e avevamo appena raggiunto il perimetro esterno della Base Aerea. Da qui a Pine Tree Mountain c'era solo la macchia.
Nessuna luce se non quella dei fari della jeep e alberi alti su entrambi i lati della strada. Stavamo procedendo verso la nostra destinazione quando il passeggero sul sedile di destra disse "che diavolo è quello". Guardai fuori dal finestrino e vidi qualcosa che stava sorvolando gli alberi e così fermai subito la jeep in mezzo alla strada e tutti scendemmo dalla vettura.
Quello che vedemmo aveva dell'incredibile. Non posso dire con certezza che dimensioni avesse ma era enorme. Quello che so è che oscurò completamente la visuale del cielo sopra di noi. A quella latitudine in cielo inizia già ad albeggiare in agosto a quell'ora, ma non abbastanza da poter definire bene i contorni di quell'oggetto e stabilirne la forma.
Gli alberi che costeggiavano la strada erano alti circa 100 piedi e quel velivolo volava appena sopra alle loro punte.
Volava parallelo al terreno e molto lentamente. Emetteva solamente un leggero ronzio e nessun altro rumore.
Non aveva luci lampeggianti o altro. Aveva però tre grandi aree illuminate rotonde in fila indiana.
Direi che ognuna era di circa 25-30 piedi di diametro. Lo spazio tra una e l'altra era più o meno della stessa distanza. Forse sia le luci che la distanza che le separava erano maggiori di quanto ho stimato a senso, considerando che la strada era larga 45 piedi. Non c'erano raggi o fasci di luce. Questi cerchi luminosi davano come l'impressione di guardare da lontano una finestra illuminata oscurata da una tendina. Il colore era giallo/bianco ma più tendente al bianco. Posso descrivere tutto con estrema precisione perchè quell'oggetto volava ad appena 150 piedi da terra.
Si è mosso molto lentamente per circa 45-60 secondi finché non ha attraversato tutta la larghezza della strada.
Appena ha raggiunto l'altro lato della strada è scomparso dalla nostra vista a causa degli alberi.
Siamo risaliti immediatamente in macchina e siamo tornati indietro fino a dove gli alberi finivano, a circa mezzo miglio dalla strada principale più vicina.
L'oggetto era ancora molto vicino alla strada dove eravamo.
Lo abbiamo osservato procedere alla stessa altitudine per circa 3/4 di miglio, finché non è entrato nel perimetro della Base Aerea dove si è alzato leggermente a sorvolare la base.
Quando si è posizionato circa al centro della Base, ha effettuato una brusca virata verso l'alto sempre procedendo alla stessa lenta velocità. In realtà non è andato dritto verso l'alto ma ha percorso una rotta a spirale di circa un miglio di circonferenza (forse più). Era come se volesse dare uno sguardo completo alla Base e se c'era una qualche intelligenza a bordo di quel velivolo, era quasi come se volesse "sfidare" gli occupanti della base a guardarlo bene. In realtà queste riflessioni le ho fatto solo anni dopo l'accaduto. Eravamo troppo presi dal domandarci cosa fosse quella cosa. La Torre di Controllo era stata avvisata dalla mia radio. Il personale della torre vide l'oggetto, eppure nessuno fece niente a riguardo come se non importasse a nessuno. Per quanto ne so non ci fu nessun aereo messo in stato di allerta. Infine l'oggetto sparì dalla nostra vista. Il tutto sarà durato circa 20 minuti.
All'epoca era operativo il "Progetto Blue Book", ma io non lo seppi se non diversi anni dopo. Ogni base aveva un ufficiale di collegamento incaricato di investigare su questi avvenimenti, eppure io non lo seppi mai da nessuno.
C'è un rapporto nel "Blue Book" che riguarda la Goose Bay del 10 agosto 1959. E' una segnalazione fatta da un pilota di jet della RCAF (la RCAF occupava circa un terzo della base ed era separata dalla parte americana), ma non si tratta dello stesso giorno o dello stesso oggetto.
Sto definendo quello che ho visto "un oggetto" perchè nel 1959 era così che lo definivamo. Se qualcuno mi avesse chiesto se avevo visto un UFO avrei risposto "Cos'è un UFO?". Sapevo che avevamo visto qualcosa di insolito ma di sicuro non avrei mai chiamato quella cosa "un UFO".
Lei si starà chiedendo come mai dopo tutto questo tempo questi ricordi sono ancora così nitidi nella mia mente. Dopo alcuni anni (sono entrato nella RCAF nel 1960) e dopo che realizzai veramente cosa avevo visto, scrissi tutti i dettagli su un quaderno. Inoltre non dimenticherò mai neanche il più piccolo dettaglio di quello che vidi quella notte. Posso ancora rivedere chiaramente la scena di quell'enorme velivolo sorvolare appena le cime degli alberi.
Non so cosa vidi quella notte ma di sicuro non era opera di esseri umani. Non era un aereo o un elicottero, non era un pallone di alcun tipo. Nessun pallone meteorologico o di altra natura poteva essere così grande in ogni caso.
Se fosse stato un aereo convenzionale avrebbe fatto un sacco di rumore e a quella velocità si sarebbe schiantato al suolo. Un elicottero avrebbe potuto andare a quella velocità ma il rumore sarebbe stato facilmente udibile.
In ogni caso nel 1959 gli elicotteri non erano neanche così popolari come lo sono oggi.
Riguardo all'ipotesi del pallone, chi mai guiderebbe una mongolfiera sopra una base militare alle 3 di notte nel 1959 (quando le norme di sicurezza erano molto più inaffidabili di quanto lo siano ora). Qualunque cosa fosse non apparteneva in ogni caso alla Base Aerea di Goose Bay.
Ho percorso ogni singolo metro di quella base e sono entrato in ogni hangar e non ho visto nulla neanche lontanamente paragonabile alle dimensioni di quel velivolo.
Non credo neanche che fosse una sorta di scherzo o di messa in scena. Nel 1959 nessuno si sarebbe preso così tanto disturbo perchè la materia "UFO"
non era appunto così pubblicizzata come lo è ora.
Nessuno avrebbe organizzato una cosa del genere in un posto così isolato solo per far si che lo vedessero 4 persone.
Per come è successo è stato solo per puro caso che io e gli altri due piloti abbiamo potuto assistere all'evento.
La torre è stata avvertita da me via radio e le uniche altre persone sveglie in quel momento forse erano i militari di guardia al cancello principale e forse qualche altra persona che lavorava negli edifici.
Anche se ci fosse stato qualcuno al lavoro sulle piste dovrebbero aver guardato in cielo per vederlo e non è verosimile (ndr. dato che non emetteva alcun rumore), Attualmente credo che sia possibile raggiungere Goose Bay da una strada di nuova costruzione, ma nel 1959 quella parte di Newfoundland era completamente isolata, eccetto che per il porto (aperto solo durante la primavera e l'estate) e i mezzi aerei.
sabato 10 dicembre 2011
Storia del Campini Caproni
Non molti sanno che l'Italia fu la seconda nazione al mondo dopo la Germania a far volare un aereo a reazione, il Campini-Caproni CC-2. Il progetto comprendeva la costruzione di una fusoliera sperimentale da utilizzare per le prove a punto fisso, che oggi si trova esposta al Museo; è priva di motore ma ancora con il carrello originale. Un esemplare del CC-2 è invece conservato presso il Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle.
Fusoliera sperimentale Campini Caproni, 1936.
Secondo Campini
Da poco laureato, nel 1929, l'ing. Secondo Campini, nato a Bologna il 28 agosto 1904, cominciò subito a studiare la propulsione a reazione pubblicando un articolo sulla "Rivista Aeronautica" relativo alla potenzialità per applicazioni aeronautiche di questo nuovo motore. Nel 1931 l'ing. Campini presentò al Ministero dell'Aeronautica una relazione sul suo sistema propulsivo e, nello stesso anno, fondò la società V.E.N.A.R. (Velivoli E Natanti A Reazione), la prima ditta al mondo per la realizzazione di propulsori a reazione. Sempre nel 1931, grazie all'appoggio della ditta Costruzioni Meccaniche Riva di Milano, realizzò il primo motoscafo al mondo spinto da un motore idrogetto: una fessura raccoglieva l'acqua che veniva mandata a una pompa centrifuga (con spirale a due mandate) azionata da un motore Isotta Fraschini da 900 cv, grazie alla quale l'acqua veniva espulsa da due ugelli tipo spina Pelton, regolabili, quindi utilizzabili come timone. Questo motoscafo superò i 28 nodi, a Venezia, dove venne provato nel 1932. Il volo ufficiale del secondo prototipo del Campini Caproni fu un grande successo, tanto che Mussolini si complimentò personalmente con De Bernardi e vennero effettuati dei voli a bassa quota su Roma, dopo ripetuti annunci via radio; in tutto il mondo questo evento destò scalpore e ben 33 Stati si complimentarono con il governo italiano.
Il sistema Campini dimostrò di non avere prestazioni inferiori rispetto alla propulsione classica. Questo successo indusse l'aeronautica a stipulare,nel 1934, con la V.E.N.A.R. un contratto per la fornitura di due aerei più la fusoliera di prova "con propulsione a reazione sistema Campini".Fra i lavori in corso sui prototipi, l'ing.Campini progettò nel 1939 un bireattore stratosferico e un giroplano denominati rispettivamente S.C.3 e S.C.5 (e relative varianti S.C.4 e S.C.6); quest'ultimo si riferiva a un elicottero a reazione, biposto, del peso totale di 500 kg, recante alle estremità delle pale del rotore degli statoreattori, funzionanti grazie alle notevoli velocità e pressioni dinamiche che si generano alle estremità delle pale in movimento; un motore da 120 cv permetteva di dare l'avvio sufficiente alla messa in moto degli statoreattori; questi progetti rimasero però sulla carta a causa degli eventi bellici.
Il Campini Caproni-2 durante una delle prove a terra.
Il CC-2 vola!
Il 5 febbraio 1934, il Ministero dell'Aeronautica e l'ing. Campini firmarono un contratto per costruire due aeroplani con motori a reazione e una fusoliera per prove sperimentali; poichè la ditta del progettista non aveva i mezzi sufficienti per realizzare i propri disegni si affiliò alla Società Aeroplani Caproni di Taliedo pur rimanendo esclusivamente responsabile della direzione della costruzione, compreso calcolo e progettazione del velivolo. In seguito agli esperimenti, il 17 dicembre 1935, l'ing.Campini elaborò un brevetto statunitense (n. 2024274) per la realizzazione di un altro aereo a reazione, che purtroppo non si costruì. Il termine per la consegna dei prototipi fu stabilito al 31 dicembre 1936, ma a causa delle difficoltà tecniche e dell'aumentare dei costi, si chiese al Sottosegretario dell'Aeronautica generale Valle, di rimandare a date successive. Si costruì quindi una fusoliera per prove statiche, conservata oggi al Museo, e il motore, che diede una spinta a punto fisso di circa 700 kg e si approntarono poi due prototipi con matricola militare M.M.487 e M.M.488 denominati Campini-Caproni CC.2.Il 27 agosto 1940 il primo prototipo fu provato in volo per 10 minuti sul campo di Taliedo dal grande pilota Mario De Bernardi. Successivamente il 16 settembre fu provato in volo per altri 5 minuti e collaudato per apportare migliorie al secondo prototipo che volò per la prima volta l'undici aprile 1941. Il 30 novembre 1941, alle ore 14:47 Mario De Bernardi e l'ing. Giovanni Pedace (segretario della Associazione Pionieri d'Italia) compirono un volo ufficiale, a bordo del secondo prototipo, tra l'aeroporto di Milano-Linate Forlanini e quello di Guidonia a Roma, sorvolando Pisa e atterrando alle 16:58 dopo aver percorso 475,554 km alla media di 217,147 km/h; il "postbruciatore" non venne mai attivato per risparmiare carburante secondo il volere del pilota.
Fu un grande successo, tanto che Mussolini si complimentò personalmente con De Bernardi e vennero effettuati dei voli a bassa quota su Roma, dopo ripetuti annunci via radio; in tutto il mondo questo evento destò scalpore e ben 33 Stati si complimentarono con il governo italiano. Questi voli vennero omologati dalla F.A.I. (Federation Aeronatique Internationale) come primi al mondo per un aereo con motore a reazione dato che non si era a conoscenza del progetto segreto del tedesco Hans von Ohain e del gruppo Heinkel, i quali riuscirono a far volare lo straordinario He.178 esattamente un anno prima, il 27 agosto 1939.
Il Caproni durante uno dei voli di prova.
Guerra e dopoguerra
Nel 1942 l'ing. Campini progettò anche due mini sommergibili monoposto, su commissione della Regia Marina, azionati da idrogetti con una potenza di 1000 cv e un dislocamento di 7 tonnellate per una velocità prevista di 30 nodi e autonomia di 1000 km; i prototipi ultimati con i propulsori già collaudati andarono distrutti nel 1944 per ragioni belliche.Rimasero solo sulla carta altri progetti come un bireattore da bombardamento e un velivolo da caccia con il sistema di propulsione Campini. Presso il centro sperimentale di Guidonia, De Bernardi e i tecnici militari effettuarono una serie di prove sul CC.2 fino al settembre 1942, ma a causa della limitata potenza complessiva, i risultati furono deludenti e non portarono a eventuali successivi sviluppi dei prototipi, che vennero quindi riposti in un hangar e danneggiati il 24 ottobre 1943 dai bombardamenti tedeschi. La commissione angloamericana recuperò nel giugno del 1944 la fusoliera del secondo prototipo, trasferendola al Royal Aircraft Establishmment di Farnborough; dopo il 1949 se ne persero le tracce mentre il primo prototipo è oggi conservato al Museo dell'Aeronautica Italiana a Vigna di Valle.
Nel 1948 l'ing.Campini si trasferì negli Stati Uniti dove ideò un elicottero quadriposto con turbina da 200 CV; nel 1949 seguì un altro progetto di un grande elicottero con rotore azionato da due turbine capaci di sollevare un carro armato del peso di 40 tonnellate. Su richiesta del Governo Americano disegnò un turbogetto da 6000 kg di spinta a grande autonomia, studiò la sostituzione dei 4 motori a elica del bombardiere Northrop YB-35 con dei turbogetti e la costruzione del bombardiere strategico B-49. L'Ing. Secondo Campini si spense a Milano il 7 febbraio 1980.
Il motore del CC-2
Disegno schematico della struttura del motore CC-2.
Il motoreattore di Secondo Campini è da considerarsi più un ibrido che un vero e proprio propulsore a getto: un motore a combustione interna di tipo alternativo, nel nostro caso un Isotta Fraschini L. 121/R.C. 40 da 900 CV faceva funzionare un compressore composto da 2 eliche intubate, seguite da una elica raddrizzatrice del flusso per renderlo il più possibile privo di turbolenze; degli iniettori disposti su un anello (bruciatori) immettevano kerosene, la cui combustione aumentava il volume della massa gassosa e la velocità di scarico. Era una soluzione tecnologicamente interessante, ma strutturalmente diversa rispetto ai turboreattori tedeschi come il Messerschmitt Me-262, che al posto del motore alternativo avevano un compressore azionato da una turbina posta sul getto di uscita dopo la camera di combustione.
Inoltre in questo tipo di motori il riscaldamento dell'aria sotto pressione non avviene direttamente tramite gli iniettori, ma attraverso più camere di combustione che riscaldano l'aria per conduzione, soluzione piu' efficace. Inoltre nei turbogetti il rendimento aumenta al crescere di quota e di velocità, mentre i motori alternativi endotermici (come quello di Campini) hanno il loro miglior rendimento al livello del mare e hanno bisogno di un ulteriore compressore per operare ad alta quota, data la rarefazione dell'aria.
Il motore progettato da Campini aveva molti altri difetti, quali il peso, l'ingombro, la complessità del tipo di motore impiegato per azionare il compressore, il basso rendimento del bruciatore (comunque vicino al limite tecnologico per il suo tempo) e la potenza notevolmente limitata. La soluzione tedesca fu quindi la caposcuola della tecnologia dei moderni motori a reazione, mentre la soluzione italiana ha oggi un valore puramente storico.
Fu il terzo velivolo al mondo a volare con propulsione a reazione, l'aereo progettato dall'ingegner Secondo Campini e costruito presso la Caproni di Taliedo decollò per la prima volta con Mario Bernardi il 28 agosto 1940. Il velivolo però, non disponeva di una unità propulsiva integrale bensì montava un motore alternativo a pistoni che aziona le turbine, la temperatura dell'aria viene innalzata per mezzo di un postbruciatore. La potenza complessiva ottenibile era piuttosto bassa e strettamente legata a quella fornita dal motore alternativo. La risonanza creata dall'aereo di Campini fu notevole quando il secondo prototipo un anno dopo (30 novembre 1941) effettuò un volo da Taliedo a Guidonia. Fu poi qui che si procedette alla valutazione, con poche speranze, di poterne ricavare una macchina bellica, perchè il rendimento del bruciatore alle basse quote era assi modesto e per poterne valutare l'efficacia in alta quota sarebbe stato indispensabile progettare un velivolo completamente nuovo. La fusoliera presente al Museo è stata utilizzata a Taliedo per una serie di prove statiche: venne conservata sino al 1952 nel Museo Caproni di Taliedo fino al 1952.
Nonostante tutto , le sue prestazioni erano decisamente molto molto modeste a differenza di aerei come lo Spitfire o il Messerschmitt che avevano prestazioni di gran lunga superiori.
Caratteristiche | |
---|---|
Apertura alare | 1463 cm |
Lunghezza | 1210 cm |
Altezza | 470 cm |
Superficie alare | 36.03 mq |
Peso totale | 4217 kg |
Velocità massima | 360 km ⁄ h |
Salita a 1000m | 9 min |
Quota di tangenza | 4000 m |
giovedì 8 dicembre 2011
I "Foo Fighters" polacchi della Seconda Guerra Mondiale
Secondo la credenza popolare, "l'era moderna degli UFO" iniziò nel 1947 con l'osservazione di una formazione di oggetti metallici sullo stato di Washington. Indubbiamente, anche se da allora si incominciò apertamente a parlare di UFO, alla pari di esseri provenienti da pianeti alieni, l'opinione che il fenomeno fosse limitato al mistero di questi ultimi decenni è stata messa in discussione.
Chris Aubeck e Jacques Vallée nel loro libro "Wonders in The Sky" hanno raccolto circa 1.200 casi di osservazioni "arcaiche" di "dischi volanti", con caratteristiche che permettono di confrontarli con gli avvistamenti contemporanei di UFO, casi accaduti (anche) nella metà del XIX° secolo, oppure avvenuti alle fine del secolo in Russia (soprattutti in Occidente, compresa la Polonia) e negli Stati Uniti d'America con l'ondata di avvistamenti di velivoli non identificati, spesso descritto come "strani" dirigibili e palloni.
Delle osservazioni che si sono già verificate nel Ventesimo Secolo, una delle più interessanti fu quella di Varsavia, che ebbe luogo nell'estate del 1922, dove tre persone assistettero ad uno strano incidente nel quartiere di Targowek. Uno di loro affermò che "qualcosa come un fischio volò dal cielo", ma non si schiantò al suolo, ma si librò a circa 2-3 metri sopra di loro. Scoprirono che era una sfera metallica, fortemente appiattita che ricordava molto i classici "dischi volanti". Dopo di che sentirono un forte botto e l'oggetto scomparve lontano verso nord-ovest.
Una serie di incontri UFO avvennero durante la Seconda Guerra Mondiale e un incidente abbastanza insolito si verificò il 17 settembre 1939 e coinvolse un residente di Kornica di nome Z. Gibasiewicz. Gli eventi avvennero vicino Miedniewice (Mazowieckie), tra Sochaczew e Zyrardow, dove si decise di andare a rifugiarsi al riparo dalle terre occupate dei tedeschi. Tra i testimoni ci furono, anche, due docenti universitari, due insegnanti e un medico. Quel giorno, attorno alle ore 17:00, tutti ebbero l'opportunità di osservare lo strano fenomeno descritto come "bombardieri sospesi nel cielo". Gibasiewicz scrisse: "dopo qualche secondo i contorni delle macchine cominciò a svanire, nel girò di 30 secondi si trasformarono in nubi sferiche di fumo e che cominciarono lentamente a scorrere verso est, fino a quando non si dissolsero completamente nell'aria".
Il testimone, che ha poi parlato con il residente Woli Szydlowieckiej (che in precedenza si nascose) dichiarò che furono visti molti aerei di una squadriglia di bombardieri tedeschi "bruciare" durante il passaggio sopra gli oggetti. I dettagli di quest'evento rientrano in ciò che osservarono Gibasiewicz e i suoi compagni. Quello che successe, però, fu impossibile da spiegare.
"Foo Fighters" polacchi
L'aspetto più famoso di incontri UFO nella Seconda Guerra Mondiale fu un qualcosa che portò la denominazione di "Foo Fighters" o oggetti volanti di natura non specificata, che furono impegnati in manovre aeree di volo superiori alle capacità di quel periodo. I "Foo Fighters" erano, di solito, a forma di sfere luminose colorate, che sembravano essere vicine ad entrambi i velivoli appartenenti ad entrambe le fazioni in guerra in quel periodo. Uno dei primi rapporti polacchi di osservazione di "Foo Foghters" provenne dai marinai della nave passeggeri SS Pulaski, che fu utilizzata durante la guerra come cargo britannico nell'Oceano Indiano. Nel settembre del 1941, due testimoni osservarono una "strana sfera incandescente di luce verdastra, delle dimensioni la metà della Luna piena". Le manovre dell'oggetto, informò un ufficiale inglese, furono viste per oltre trenta minuti.
Circa gli incidenti che coinvolsero i piloti in servizio della "Polish Air Force" va ricordato, anche, quello di Michael Bentine - attore britannico, che durante la guerra servì le forze aeree polacche. Come ufficiale supervisore delle forze aeree polacche, confessò alla scrittrice e ricercatrice Jenny Randles che verso la fine del 1944 "l'equipaggio, che vide una luce nel corso di una missione segreta mentre attraversava il Pennemunde, fu interrogato". A suo avviso, queste osservazioni furono intensamente sotto l'interesse nella storia americana. Bentine ha poi aggiunto: "anche se i piloti ebbero l'impressione di un fenomeno pericoloso, nessuno di loro ha mai fatto menzione di qualsiasi impatto negativo che potesse coinvolgerli".
Probabilmente oggetti di questo tipo apparvero -anche - nel mese di agosto del 1944, durante la rivolta della capitale polacca. Il testimone fu Zenon Sergisz di Kruczej. Come riferì, guardando il cielo sereno vide un bombardiere tedesco, ma notò, anche, tre punti molto chiari. Erano molto in alto nell'aria e rimasero immobili per qualche secondo, dopo di che caddero rapidamente verso il basso. Erano così in basso che, secondo il testimone, si nascosero dietro le case vicine. Dopo qualche istante, gli oggetti partirono in diagonale verso l'alto. Grazie a questa manovra, gli uomini riuscirono a vedere che gli oggetti avevano forma sferica. Volavano in uno schema invertito (due anteriormente, uno posteriormente), si libravano a circa 50 metri sotto il bombardiere. Come affermato dal testimone: "erano fortemente appiattiti, qualcosa tra una lente e una moneta, molto più piccoli rispetto all'aereo. E un'altra cosa: volavano perpendicolarmente al suolo, avanzando sulla sua vasta superficie".
Sfere proiettili
Tra gli avvistamenti UFO più famosi avvenuti in guerra ricordiamo quello che coinvolse il ricercatore UFO, scrittore e membro della "Rivolta di Varsavia" Bzowski Kazimierz. Nel suo libro "UFO nad nami" (ndr UFO tra noi) ha descritto la scena di quando lui aveva 18 anni ed era all'interno degli "scout dell'Esercito". Bzowski e due suoi compagni si trovavano nel ghetto di Varsavia. L'osservazione fu fatta il 9 aprile 1943, nella zona nord del ghetto, dove il 18enne Bzowski stava in compagnia di un gruppo di persone per raccogliere informazioni sulle unità di schieramento tedesche. Mentre era in incognito, ed era accanto ad un gruppo di lavoratori delle ferrovie tedesche, uno degli "scout", che parlava perfettamente la lingua germanica, ebbe in prestito un binocolo da loro, attraverso il quale vide i dettagli di quello che potrebbe essere stato un UFO alle ore 17 circa.
Bzowsky lo descrisse così: "era una sfera dai contorni netti, con delle fascie nette di colori visibili: lampone e verde-blu scuro, il cosiddetto colore del "pavone". La sfera si muoveva con moto ondulatorio, aumentava e diminuiva leggermente il suo volo. Avendo già avuto esperienza sulle osservazioni, ho paragonato la sua velocità a quella di un aeromobile tedesco del tipo "Fieseler Storch", che nel volo lento - dal basso verso terra - era di circa 80-100 chilometri orari. Attraverso il binocolo potemmo vedere che l'altezza di volo della sfera era di circa 60 metri sopra le case e il suo diametro era di circa 8 metri. L'oggetto era lontano dalla nostra postazione di avvistamento di circa 1.600 metri.
Niemcy e Szaulisi (componenti della formazione lituana "Associazione del fucile", collaborante coi tedeschi) ripresero le finestre degli edifici. All'improvviso, la sfera emerse da un muro di un'abitazione in fumo e sorvolò la loro posizione sopra Ulica Bonifraterskiej, vicino alla parte meridionale del viadotto sopra i binari.
Per qualche minuto, i fuochi dell'artiglieria spararono proiettili contro di essa, ma...senza esito. La sfera continuò, molto lentamente, a volare sopra di loro, poi verso il centro storico. Poi si fermò sopra un edificio, poi salì quasi verticalmente verso l'alto, scomparendo ad una velocità incredibile. Tutto ciò fu apparentemente...illogico".
Un simile fenomeno fu osservato nell'estate del 1944 nei pressi di Czudca, quando tre testimoni (padre e due figli) osservarono il fuoco d'artiglieria da una collina vicina. Un testimone descrisse questo evento come segue: "dovevamo tornare alle nostre case, si stava facendo tardi quando da dietro il crinale sud in direzione ovest (cioè verso la città, circa a metà strada) apparve un disco di colore rosso mattone con una diametro della Luna piena. Improvvisamente, si mosse da sud a nord ad un'altitudine di circa 250 metri sopra il fondovalle, con una velocità uniforme, orizzontalmente e roteante attorno al proprio asse...Completava la sua rivoluzione ogni 2 secondi circa. Aveva un colore intenso, ma non splendeva e non emetteva bagliori. Scomparve, percorrendo la larghezza della valle di circa 8 chilometri, in circa 20 secondi...".
Altro grado di stranezza
Tra gli avvistamenti di UFO della guerra polacca ci sono quelli, anche, che hanno altri particolari "esotici". Parliamo, innanzitutto, degli IR3 (Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo), ciò quelli che comprendono i "passeggeri" degli UFO e che includono l'incidente di Nowin (Lublino), accaduto nel 1943 o 1944, evento registrato solo nel 1987, quando era in vita l'ultimo dei suoi testimoni (cinque, tra cui tre bambini e due adulti), che all'epoca dei fatti aveva 16 anni. Non si sa, esattamente, come apparve l'oggetto volante vicino alla casa, dalla quale fu visto da tre persone. Gli altri due furono molto più vicino all'UFO e videro 8-9 creature di taglia bassa, vestite con una uniforme di colore verde chiaro ed un "casco", che facevano gesti per rientrare all'interno. Dopo qualche minuto, emettendo un forte rumore, l'oggetto scomparve.
A parte questo caso, un'altro episodio riguardante un "UFOnauta" si verificò a Gdynia nel luglio del 1943 e coinvolse un prigioniero di guerra francese. L'uomo, nei pressi di una duna, trova un piccolo oggetto dalla forma di un disco d'argento con accanto il suo passeggero, il quale non parlava nessuna lingua nota al testimone. Era un essere femminile con gli occhi a mandorla. Quando il francese si avvicinò per aiutare a smuovere il velivolo semi sepolto dalla sabbia, la donna entrò nell'oggetto e questo volò via. Questo caso è descritto nella letteratura francese e sembra molto insolito, anche rispetto ad altri incontri ravvicinati con umanoidi, che si svolsero in Polonia nei successivi decenni.
L'incidente che segue ha una caratteristica leggermente diversa, ma anche un tasso di alta straordinarietà. Avvenne in un luogo vicino il villaggio di Kuznica (Wielkopolsce). Nell'autunno del 1944, i residenti osservarono un oggetto sferico, un UFO che aveva dei problemi d'atterraggio e che cadde nei pressi del villaggio, creando un cratere enorme. Sul posto arrivarono dei soldati tedeschi, che rimisero tutto in ordine. Un altro incidente simile accadde a Czernicy, periodo della Grande Polonia, nel 1938, anche se - con ogni probabilità (come il precedente caso) si trattò di un esperimento militare fallito.
Altri casi di avvistamenti UFO verificatisi nella Seconda Guerra Mondiale polacca riguardarono Varsavia (estate 1942 tipologia DD, Disco Diurno), Czestochowie (luglio 1944 tipologia DD, Disco Diurno), Cieslach (ottobre 1944) e Ostrzeszowie (marzo 1945). I casi furono molto probabilmente di più, anche se il numero non fu mai segnalato, ma possono essere sopravvissuti nei racconti di famiglia.
Analizzando gli eventi sopra descritti, così come quelli di altri casi di incontri UFO agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, ci domandiamo se fossero da attribuire a fenomeni atmosferici semplicemente non riconosciuti (come i fulmini globulari, che sono spesso una spiegazione per le osservazioni dei "Foo Fighters") oppure a manufatti - oggetti volanti che sono il prodotto della tecnologia (con diversi livelli di sofisticazione), che non appartengono a nessuna delle fazioni coinvolte nel conflitto.
mercoledì 7 dicembre 2011
Il Caso Marcelletti
"Era il 21 settembre del 1971 - racconta il generale in pensione Salvatore Marcelletti - e mi trovavo sul mio aereo, un MB 426 della Scuola di Volo Basico di Lecce, a circa 2500 piedi di quota, quando mi successe una cosa spaventosa. Fui investito da una luce bianca intensa, che inizialmente scambiai per un fascio luminoso di un caccia intercettatore che, avendomi avvistato, stava cercando di mandarmi dei segnali. Ma mentre stavo girando gli occhi per capire da che parte provenisse quella luce, notai con stupore che questa era diventata rossa. In quel momento cominciai ad avere paura, perchè nessun aeroplano italiano che io conoscessi all'epoca era munito di luci rosse per illuminare chi gli stava vicino.
E la paura diventò vero e proprio terrore quando la luce iniziò a cambiare, mostrando i colori dell'arcobaleno: gialla, arancione, blu, verde, sino a diventar color dello smeraldo. In quel momento alzai gli occhi al cielo e mi accorsi che la luce era proprio sopra il mio aereo. Ma non era una semplice luce. Era un oggetto solido, immenso, che copriva tutto il mio arco visivo, al di là del quale potevo vedere il cielo stellato.
Osservando questo oggetto rimasi impietrito dalla paura. Pochi istanti dopo l'ordigno, non ritenendomi evidentemente degno di interesse, si allontanò ad una velocità pazzesca, con un'accelerazione talmente violenta che un pilota come me non riesce ancora ad immaginare. Che cosa avevo visto?"...
Near Collision nel cielo di Aviano
Diversi anni fa arrivavò via posta alla sezione milanese del CUN un pacchetto anonimo. Conteneva una videocassetta in una custodia blu di plastica. Sopra vi era un'etichetta con scritto, a pennarello, "Ali su Aviano 1996". Venne visionata la pellicola, che durava circa 90 minuti e, alla fine del nastro, quello che si vide fu stupefacente.
Il motivo è presto detto, si stava assistendo alla scena di un UFO che incrociava pericolosamente un aereo militare.
Ma andiamo con ordine. Il video mostrava la base militare NATO di Aviano, nel Friuli. È il 7 luglio 1996 e si vedono le fasi di una parata aerea. Il filmato si apriva con una presentazione del colonnello Jerry Rolwes, che spiegava che la manifestazione è un "Open day", un momento in cui le basi militari vengono aperte al pubblico e si organizzano parate e dimostrazioni.
Vedere Rolwes incuriosi molto. Questo militare aveva coraggiosamente dichiarato nel 1996, su una rivista ufologica americana, che il primo luglio del 1977 un UFO aveva sorvolato la base di Aviano, facendo scattare simultaneamente tutti gli allarmi. Lo stesso Rolwes, aveva altresì dichiarato alla stampa, questa volta italiana, che "ad Aviano si custodivano delle cose meravigliose".
La sequenza era inquietante. Le nostre Frecce Tricolori puntavano verso il cielo, disegnando una figura acrobatica detta "la bomba", In pratica gli aerei prima salgono tutti in formazione, poi si separano ognuno in una direzione, simulando un'esplosione.
In quel momento l'aereo capo pattuglia, detto in gergo "il solitario", si abbassa di quota e "taglia" la figura. Ed è in quel momento che, dall'alto, appare l'UFO.
A prima vista era solo un puntino nero. Ma poi, osservando meglio il filmato e ingrandito fotogramma per fotogramma, si scoprì che l'oggetto era un disco scuro che compì una manovra a V e si diresse pericolosamente verso l'aereo, per poi sparirvi dietro la coda.
Migliaia di curiosi affollavano Aviano, scattarono foto e filmarono gli aerei, ma non risultò che nessuno si accorse dell'evento.
E questo è spiegabile. L'UFO era ad una quota molto alta e solo il pilota del "solitario" può averlo visto. Il CUN stesso ebbe la certezza di avere a che fare con un vero disco volante solo dopo aver fatto ingrandire il filmato da un tecnico RAI, in uno studio televisivo altamente sofisticato. Solo in quel momento fu stato chiaro che si stava osservando un ordigno artificiale e non convenzionale. Altrimenti, nel filmato appare soltanto un puntino svolazzante.
Scatta il cover-up
Ma la storia non finì là. Già, perché ad Aviano, durante queste manifestazioni, c'è ogni anno una troupe dell'Aeronautica Militare Italiana. Suo compito è filmare tutta la parata e realizzarne una videocassetta "Ali su Aviano", da mettere in vendita.
Anche in quest'occasione la manifestazione aerea venne ripresa. I cameraman depositarono il filmato ed ecco che, poche ore dopo, dal Ministero della Difesa, arrivò l'ordine di sequestrare la cassetta. Evidentemente il pilota del "solitario" aveva avvisato le alte sfere, ed ecco scattare l'immediato cover up.
Il filmato venne così sequestrato; sembra addirittura che l'edizione 1996 del video non sia stata neppure messa in commercio.
L'episodio di "near collision", di "quasi collisione aerea" (in gergo aeronautico) sarebbe passato sotto silenzio, se il diavolo non vi avesse messo la coda. Perché, come spesso succede in questi casi, in quelle ore frenetiche che precedettero l'arrivo degli agenti della Difesa incaricati di sequestrare il video: qualcuno riuscì a farsene segretamente una copia pirata. Probabilmente fu questa la persona, di cui non si conoscono le generalità, che inviò la cassetta al CUN.
Le prime analisi
Si aspettò quasi un anno prima di divulgare questo caso. Si voleva essere sicuri di avere a che fare con materiale autentico e non con una "bufala" o con una manovra di depistaggio e discredito ai danni degli ufologi. Troppo spesso episodi di questo tipo si sono verificati in America, minando la credibilità dei ricercatori privati.
Ci si decise a parlarne solo quando si scoprì che un'altra copia del filmato era in mano ad un alto graduato di Aviano in pensione.
Quest'uomo, di cui ovviamente si tacciono le generalità, visionò su indicazione del CUN il "frame" esatto del documentario - che egli ebbe all'epoca grazie ai suoi agganci all'interno della base - e confermò che l'oggetto volante non era nulla di conosciuto, né un aereo né un uccello.
"È un vero UFO", disse il militare, confidando di essere stato testimone della comparsa di una luce notturna sulla città di Aviano nel 1978. L'autenticità del filmato fu confermata anche da un tecnico contattato dalla sezione CUN di Lodi.
"Utilizzando strumenti molto sofisticati - confermò l'ufologo lodigiano Giuseppe Monticelli - abbiamo potuto ripulire l'immagine da disturbi ed ingrandire ogni dettaglio. Per essere sicuri che l'ingrandimento digitale delle immagini non deformasse le stesse, abbiamo ingrandito anche gli aerei che disegnano la figura acrobatica. Tutti gli oggetti in volo mantengono la loro forma reale ed originaria. E questo vale anche per l'UFO che si rivela essere un ovoide scuro che viaggia ad incredibile velocità e che in meno di un secondo effettua una curva ad angolo acuto e sfreccia nella direzione opposta all'aereo solitario".
Il motivo è presto detto, si stava assistendo alla scena di un UFO che incrociava pericolosamente un aereo militare.
Ma andiamo con ordine. Il video mostrava la base militare NATO di Aviano, nel Friuli. È il 7 luglio 1996 e si vedono le fasi di una parata aerea. Il filmato si apriva con una presentazione del colonnello Jerry Rolwes, che spiegava che la manifestazione è un "Open day", un momento in cui le basi militari vengono aperte al pubblico e si organizzano parate e dimostrazioni.
Vedere Rolwes incuriosi molto. Questo militare aveva coraggiosamente dichiarato nel 1996, su una rivista ufologica americana, che il primo luglio del 1977 un UFO aveva sorvolato la base di Aviano, facendo scattare simultaneamente tutti gli allarmi. Lo stesso Rolwes, aveva altresì dichiarato alla stampa, questa volta italiana, che "ad Aviano si custodivano delle cose meravigliose".
La sequenza era inquietante. Le nostre Frecce Tricolori puntavano verso il cielo, disegnando una figura acrobatica detta "la bomba", In pratica gli aerei prima salgono tutti in formazione, poi si separano ognuno in una direzione, simulando un'esplosione.
In quel momento l'aereo capo pattuglia, detto in gergo "il solitario", si abbassa di quota e "taglia" la figura. Ed è in quel momento che, dall'alto, appare l'UFO.
A prima vista era solo un puntino nero. Ma poi, osservando meglio il filmato e ingrandito fotogramma per fotogramma, si scoprì che l'oggetto era un disco scuro che compì una manovra a V e si diresse pericolosamente verso l'aereo, per poi sparirvi dietro la coda.
Migliaia di curiosi affollavano Aviano, scattarono foto e filmarono gli aerei, ma non risultò che nessuno si accorse dell'evento.
E questo è spiegabile. L'UFO era ad una quota molto alta e solo il pilota del "solitario" può averlo visto. Il CUN stesso ebbe la certezza di avere a che fare con un vero disco volante solo dopo aver fatto ingrandire il filmato da un tecnico RAI, in uno studio televisivo altamente sofisticato. Solo in quel momento fu stato chiaro che si stava osservando un ordigno artificiale e non convenzionale. Altrimenti, nel filmato appare soltanto un puntino svolazzante.
Scatta il cover-up
Ma la storia non finì là. Già, perché ad Aviano, durante queste manifestazioni, c'è ogni anno una troupe dell'Aeronautica Militare Italiana. Suo compito è filmare tutta la parata e realizzarne una videocassetta "Ali su Aviano", da mettere in vendita.
Anche in quest'occasione la manifestazione aerea venne ripresa. I cameraman depositarono il filmato ed ecco che, poche ore dopo, dal Ministero della Difesa, arrivò l'ordine di sequestrare la cassetta. Evidentemente il pilota del "solitario" aveva avvisato le alte sfere, ed ecco scattare l'immediato cover up.
Il filmato venne così sequestrato; sembra addirittura che l'edizione 1996 del video non sia stata neppure messa in commercio.
L'episodio di "near collision", di "quasi collisione aerea" (in gergo aeronautico) sarebbe passato sotto silenzio, se il diavolo non vi avesse messo la coda. Perché, come spesso succede in questi casi, in quelle ore frenetiche che precedettero l'arrivo degli agenti della Difesa incaricati di sequestrare il video: qualcuno riuscì a farsene segretamente una copia pirata. Probabilmente fu questa la persona, di cui non si conoscono le generalità, che inviò la cassetta al CUN.
Le prime analisi
Si aspettò quasi un anno prima di divulgare questo caso. Si voleva essere sicuri di avere a che fare con materiale autentico e non con una "bufala" o con una manovra di depistaggio e discredito ai danni degli ufologi. Troppo spesso episodi di questo tipo si sono verificati in America, minando la credibilità dei ricercatori privati.
Ci si decise a parlarne solo quando si scoprì che un'altra copia del filmato era in mano ad un alto graduato di Aviano in pensione.
Quest'uomo, di cui ovviamente si tacciono le generalità, visionò su indicazione del CUN il "frame" esatto del documentario - che egli ebbe all'epoca grazie ai suoi agganci all'interno della base - e confermò che l'oggetto volante non era nulla di conosciuto, né un aereo né un uccello.
"È un vero UFO", disse il militare, confidando di essere stato testimone della comparsa di una luce notturna sulla città di Aviano nel 1978. L'autenticità del filmato fu confermata anche da un tecnico contattato dalla sezione CUN di Lodi.
"Utilizzando strumenti molto sofisticati - confermò l'ufologo lodigiano Giuseppe Monticelli - abbiamo potuto ripulire l'immagine da disturbi ed ingrandire ogni dettaglio. Per essere sicuri che l'ingrandimento digitale delle immagini non deformasse le stesse, abbiamo ingrandito anche gli aerei che disegnano la figura acrobatica. Tutti gli oggetti in volo mantengono la loro forma reale ed originaria. E questo vale anche per l'UFO che si rivela essere un ovoide scuro che viaggia ad incredibile velocità e che in meno di un secondo effettua una curva ad angolo acuto e sfreccia nella direzione opposta all'aereo solitario".
martedì 6 dicembre 2011
Ufo su Aviano
Nel Luglio del 1977 o 1978 , Claudio Gallet un giova con la passione per l'aviazione e che successivamente diventò ufficiale dell'Aeronautica , era presente all'annuale " Open Day " ( giornata in cui le basi militari vengono aperte al pubblico ) e scattò circa una quindicina di foto agli aerei parcheggiati lungo la pista. Il giovane non notò nulla sino al momento in cui sviluppò le fotografie. Fu allora che si accorse che in 2 immagini era presente un oggetto anomalo , che lì per lì pensò si trattasse di un difetto fotografico , fino a quando non lesse del fenomeno ufo ed allora si decise a contattare il CUN che poi provvedette a far analizzare i negativi al'ingegner. Uliano Monti che dopo attente analisi , escluse qualunque tipo di difetto o ritocco.
Un'altro avvistamento avvenne sempre durante l'open day della base di Aviano ma questa volta il 7 Luglio del 1996 , quando il Sig. Diego Cal filmò una squadriglia di caccia e un oggetto volante non identificato che si muoveva a velocità elevatissima
Sempre lo stesso giorno , un funzionario della base , scattò una foto all'F-117 Stealth dove però furono fotografati anche 2 oggetti volanti non identificati passare ad alta velocità dietro il bombardiere. Un altro testimone il Sig. Luciano Poletto girò un filmato al medesimo aereo e riprese la medesima scena ma da una diversa angolazione.
Un'altro avvistamento avvenne sempre durante l'open day della base di Aviano ma questa volta il 7 Luglio del 1996 , quando il Sig. Diego Cal filmò una squadriglia di caccia e un oggetto volante non identificato che si muoveva a velocità elevatissima
Sempre lo stesso giorno , un funzionario della base , scattò una foto all'F-117 Stealth dove però furono fotografati anche 2 oggetti volanti non identificati passare ad alta velocità dietro il bombardiere. Un altro testimone il Sig. Luciano Poletto girò un filmato al medesimo aereo e riprese la medesima scena ma da una diversa angolazione.
I Misteri Di Aviano
Dall'inizio di febbraio a metà aprile 1997, oltre 150 testimonianze di avvistamenti UFO nei cieli del Friuli, sopra la Base NATO di Aviano; tanto da titolare il servizio messo in onda dal TG5: "Cieli affollati nel Nord Est".
La zona intorno alla Base di Aviano era già stata, nel 1995, al centro di indagini in seguito alla comparsa di impronte circolari, tutte dello stesso diametro di 10,60 metri, rinvenute sul terreno ad Arbia (22 settembre), a Malnisio (27 settembre), a Maniago (4 ottobre) località prossime ad Aviano. Le analisi condotte all'epoca sul terreno rivelarono che la vegetazione del campo era stata esposta ad un irraggiamento di "microonde", dando luogo a un fenomeno di disidratazione.
Le anomalie termiche ed elettromagnetiche, che produssero un effetto "cottura", portarono a ipotizzare la presenza di un oggetto volante non identificato, quale causa dell'alterazione chimico fisica.
Dai primi di febbraio gli abitanti dei comuni intorno ad Aviano, in particolare nelle province di Pordenone e Treviso, filmano e vedono oggetti non identificati ogni giorno. Non si tratta dei soliti puntini luminosi ma di sfere di una certa consistenza colorate dal bianco al giallo, all'arancio o rosso e dal comportamento insolito.
Il 27 febbraio, un giovedì, è stato particolare. Tutti i testimoni concordano con quanto afferma il signor Toffoli in una intervista rilasciata durante una delle puntate della trasmissione "Verissimo" in onda su Canale 5.
"Molte persone nella zona e nella stessa fascia oraria hanno potuto osservare nel cielo queste luci e molti aerei militari, a volte 30, in formazione di 3 o 6, come fossero in assetto da combattimento, che si avvicinavano agli oggetti girandovi intorno tre o quattro volte, per poi continuare in un cerchio più largo. È parso stranissimo vedere alcuni aerei volare a bassa quota in chiaro assetto di guerra".
Il signor Toffoli ha dichiarato che, verso le 19,30-19,40, ha visto dalla finestra della sua abitazione, a Caneva, dalla quale si osserva benissimo la zona di cielo sopra la base NATO di Aviano, una sfera blu turchese intenso, sospesa nel cielo che, a tratti, spariva e riappariva. È rimasto ad osservare, per diversi minuti, un'altra sfera più grossa di un colore giallo, arancio e rosso apparsa poco dopo e sei aerei levarsi in volo e dirigere su di essa; tre provenienti dalla zona dei monti e tre da ovest, come è visibile nella ricostruzione fatta dietro indicazione del testimone.
"Due degli aerei provenienti dai monti hanno fatto due giri intorno alla sfera. Un aereo, del gruppo che proveniva da ovest, si è unito ai primi due nei giri che divenivano più ampi mentre gli altri velivoli rimanevano a distanza. Erano le 20,20 circa. Alle 20,35 l'oggetto era sparito. Il cielo era completamente sereno con una perfetta visibilità".
Massimo Pilot ha avvistato, nello stesso giorno sopra la base USAF, tre sfere giallognole che sembravano cambiare colore, prive delle luci intermittenti proprie degli aerei.
Il 6 marzo, guarda caso sempre un giovedì, la cosa si era ripetuta in modo più accentuato.
Anche questa volta, secondo le testimonianze raccolte, tutti hanno avuto la netta impressione di un tentativo di intercettamento da parte dei militari. Quel giorno il radar della base avrebbe rilevato una serie di avvistamenti, dalle 18,45 fino alle 22,30. Decine e decine di oggetti che spuntavano dall'alto, piombavano sulla base militare poi, con una manovra improvvisa, si dirigevano verso l'aeroporto Marco Polo di Tessera (Venezia), deviavano verso Treviso e Istrana, sede di installazioni militari, infine riapparivano sopra Aviano.
Fra i più significativi avvistamenti verificatisi fino a metà aprile, quello del sig. Massimo Piccinin, di 23 anni, persona stimata e ritenuta attendibile, protagonista, in compagnia della sua ragazza, di uno strano incontro in zona "La Grave del Cellina", un fiume vicino a Cordenons. Incuriosito da "tre lingue di fuoco" che spuntavano dietro una curva, si è trovato abbastanza vicino alla sagoma scura di un enorme oggetto, alto circa 30 metri e largo 20, posato a terra, dalla forma di un largo imbuto, stretto alla base che si allargava, gradatamente, verso l'alto. Ben visibili le "finestre" di colori diversi: bianco verde e rosso. Improvvisamente, senza levarsi in volo, l'oggetto è sparito alla vista dei due giovani, nel breve spazio di un batter di ciglia. Sul terreno, nel punto ove poggiava, è rimasta una traccia come infuocata a forma di ferro di cavallo con al centro un triangolo rosso, anch'esso simile al fuoco; ma che in effetti non lo era. I due giovani sono rimasti ben 10 minuti a osservare quello strano segno lasciato sul terreno che sembrava rovente e non accennava a sparire. Da registrare che nella zona in questione si svolgono esercitazioni militari con carri armati.
Il 6 aprile, alle 3,30, un ex aviere di leva di Palse ha segnalato "un oggetto di forma vagamente triangolare con 3 cerchi bianchi uniti fra loro da fasci di luce rosso verdastri. Alla base aveva altre luci dirette verso il terreno che sembravano stroboscopiche. Non emetteva nessun suono". L'oggetto è stato visto anche dal fratello maggiore svegliato per l'occasione.
Il giorno seguente, 7 aprile, sul tratto autostradale in comune di Secile, molti automobilisti si sono fermati ad osservare, a circa 100 metri di altezza, un oggetto ovale con due luci fisse bianche e fari intermittenti di colore giallo, rosso e blu, mentre si allontanava lentamente senza emettere nessun rumore. La base militare di Aviano, a giustificazione dell'intenso traffico aereo, sostiene che si è trattato di una normali attività militari. Circa le misteriose luci sospese nel cielo sono state definite, in un primo tempo come rifrazioni, effetto dei residui del nuovo carburante usato dai bombardieri USA, incendiatisi al momento del rilascio; successivamente giustificate, come il rientro di "alcuni F16 da una esercitazione che hanno dovuto attendere l'atterraggio di un aereo da trasporto, la luce vista era il faro di atterraggio".
Di parere contrario la stampa che ha raccolto le versioni dei molti testimoni e i filmati amatoriali apparsi in seguito, diffusi dalle stazioni televisive locali tutti riproducenti sfere luminose con simili caratteristiche fra loro.
In un filmato messo in onda da Canale 5 l'ingrandimento di un fotogramma evidenzia una forma sferica che ruota vorticosamente su se stessa.
In un altro filmato girato il 29 marzo, fra le 20,00 e le 21,00, si può osservare una sfera rosso bluastra che si muove dall'alto in basso, da destra a sinistra; molto simile a quelle riprese in altri video e ricorda una ripresa realizzata in Arizona. L'autore del filmato del 29 marzo dichiara di non aver notato la sfera mentre filmava, come era sua intenzione, la cometa.
Dato che il Colonnello Jerry Rolwes, ricorda bene che il 1° luglio di quell'anno ci fu un allarme alla base per la segnalazione di un oggetto volante non identificato, si desume sia possibile che gli Ufo possano rendersi invisibili all'occhio umano ma non ad una macchina fotografica. Dopo aver visionato i filmati è stata avanzata l'ipotesi di un esperimento riguardante il volo magnetico, poiché il fenomeno sembra avvenga anche in altre basi dell'alleanza atlantica. Ad aumentare tale sospetto la visita del ministro della difesa americano William Cohen. Quale il vero scopo della visita di Cohen ad Aviano il 6 marzo, giorno in cui il radar segnalò decine di oggetti volanti non identificati sopra la base? "non si trattava di una normale attività di volo, né di rifrazione atmosferica come dichiarato dalle autorità militari. La serata era bellissima, il cielo terso al 100%, la visibilità ottima". Quindi si chiese alla base NATO di Aviano e al Ministro della Difesa di fornire una risposta esauriente e veritiera. . La ripetitività del fenomeno nella stessa fascia oraria e nello stesso giorno settimanale lascierebbe pensare alla sperimentazione di velivoli segreti, ma sempre di ipotesi si tratta.
D'altra parte dobbiamo anche ritenere come improbabile che la base di Aviano non sia al corrente di eventuali sperimentazioni.
Qui di seguito un elenco di titoli dei quotidiani in merito al fenomeno sopra descritto:
"Numerosi avvistamenti nel Friuli Mobilitati gli F16 USA"
"Battaglia aerea tra F16 e Ufo in Pedemontana - La Base Usaf smentisce"
"Caccia all'UFO sui cieli Avianesi"
"Battaglia aerea Usaf con gli UFO"
"Testimonianze a Zoppola Caneva Cordenons"
"Jet USA all'inseguimento di UFO luminosi"
La zona intorno alla Base di Aviano era già stata, nel 1995, al centro di indagini in seguito alla comparsa di impronte circolari, tutte dello stesso diametro di 10,60 metri, rinvenute sul terreno ad Arbia (22 settembre), a Malnisio (27 settembre), a Maniago (4 ottobre) località prossime ad Aviano. Le analisi condotte all'epoca sul terreno rivelarono che la vegetazione del campo era stata esposta ad un irraggiamento di "microonde", dando luogo a un fenomeno di disidratazione.
Le anomalie termiche ed elettromagnetiche, che produssero un effetto "cottura", portarono a ipotizzare la presenza di un oggetto volante non identificato, quale causa dell'alterazione chimico fisica.
Dai primi di febbraio gli abitanti dei comuni intorno ad Aviano, in particolare nelle province di Pordenone e Treviso, filmano e vedono oggetti non identificati ogni giorno. Non si tratta dei soliti puntini luminosi ma di sfere di una certa consistenza colorate dal bianco al giallo, all'arancio o rosso e dal comportamento insolito.
Il 27 febbraio, un giovedì, è stato particolare. Tutti i testimoni concordano con quanto afferma il signor Toffoli in una intervista rilasciata durante una delle puntate della trasmissione "Verissimo" in onda su Canale 5.
"Molte persone nella zona e nella stessa fascia oraria hanno potuto osservare nel cielo queste luci e molti aerei militari, a volte 30, in formazione di 3 o 6, come fossero in assetto da combattimento, che si avvicinavano agli oggetti girandovi intorno tre o quattro volte, per poi continuare in un cerchio più largo. È parso stranissimo vedere alcuni aerei volare a bassa quota in chiaro assetto di guerra".
Il signor Toffoli ha dichiarato che, verso le 19,30-19,40, ha visto dalla finestra della sua abitazione, a Caneva, dalla quale si osserva benissimo la zona di cielo sopra la base NATO di Aviano, una sfera blu turchese intenso, sospesa nel cielo che, a tratti, spariva e riappariva. È rimasto ad osservare, per diversi minuti, un'altra sfera più grossa di un colore giallo, arancio e rosso apparsa poco dopo e sei aerei levarsi in volo e dirigere su di essa; tre provenienti dalla zona dei monti e tre da ovest, come è visibile nella ricostruzione fatta dietro indicazione del testimone.
"Due degli aerei provenienti dai monti hanno fatto due giri intorno alla sfera. Un aereo, del gruppo che proveniva da ovest, si è unito ai primi due nei giri che divenivano più ampi mentre gli altri velivoli rimanevano a distanza. Erano le 20,20 circa. Alle 20,35 l'oggetto era sparito. Il cielo era completamente sereno con una perfetta visibilità".
Massimo Pilot ha avvistato, nello stesso giorno sopra la base USAF, tre sfere giallognole che sembravano cambiare colore, prive delle luci intermittenti proprie degli aerei.
Il 6 marzo, guarda caso sempre un giovedì, la cosa si era ripetuta in modo più accentuato.
Anche questa volta, secondo le testimonianze raccolte, tutti hanno avuto la netta impressione di un tentativo di intercettamento da parte dei militari. Quel giorno il radar della base avrebbe rilevato una serie di avvistamenti, dalle 18,45 fino alle 22,30. Decine e decine di oggetti che spuntavano dall'alto, piombavano sulla base militare poi, con una manovra improvvisa, si dirigevano verso l'aeroporto Marco Polo di Tessera (Venezia), deviavano verso Treviso e Istrana, sede di installazioni militari, infine riapparivano sopra Aviano.
Fra i più significativi avvistamenti verificatisi fino a metà aprile, quello del sig. Massimo Piccinin, di 23 anni, persona stimata e ritenuta attendibile, protagonista, in compagnia della sua ragazza, di uno strano incontro in zona "La Grave del Cellina", un fiume vicino a Cordenons. Incuriosito da "tre lingue di fuoco" che spuntavano dietro una curva, si è trovato abbastanza vicino alla sagoma scura di un enorme oggetto, alto circa 30 metri e largo 20, posato a terra, dalla forma di un largo imbuto, stretto alla base che si allargava, gradatamente, verso l'alto. Ben visibili le "finestre" di colori diversi: bianco verde e rosso. Improvvisamente, senza levarsi in volo, l'oggetto è sparito alla vista dei due giovani, nel breve spazio di un batter di ciglia. Sul terreno, nel punto ove poggiava, è rimasta una traccia come infuocata a forma di ferro di cavallo con al centro un triangolo rosso, anch'esso simile al fuoco; ma che in effetti non lo era. I due giovani sono rimasti ben 10 minuti a osservare quello strano segno lasciato sul terreno che sembrava rovente e non accennava a sparire. Da registrare che nella zona in questione si svolgono esercitazioni militari con carri armati.
Il 6 aprile, alle 3,30, un ex aviere di leva di Palse ha segnalato "un oggetto di forma vagamente triangolare con 3 cerchi bianchi uniti fra loro da fasci di luce rosso verdastri. Alla base aveva altre luci dirette verso il terreno che sembravano stroboscopiche. Non emetteva nessun suono". L'oggetto è stato visto anche dal fratello maggiore svegliato per l'occasione.
Il giorno seguente, 7 aprile, sul tratto autostradale in comune di Secile, molti automobilisti si sono fermati ad osservare, a circa 100 metri di altezza, un oggetto ovale con due luci fisse bianche e fari intermittenti di colore giallo, rosso e blu, mentre si allontanava lentamente senza emettere nessun rumore. La base militare di Aviano, a giustificazione dell'intenso traffico aereo, sostiene che si è trattato di una normali attività militari. Circa le misteriose luci sospese nel cielo sono state definite, in un primo tempo come rifrazioni, effetto dei residui del nuovo carburante usato dai bombardieri USA, incendiatisi al momento del rilascio; successivamente giustificate, come il rientro di "alcuni F16 da una esercitazione che hanno dovuto attendere l'atterraggio di un aereo da trasporto, la luce vista era il faro di atterraggio".
Di parere contrario la stampa che ha raccolto le versioni dei molti testimoni e i filmati amatoriali apparsi in seguito, diffusi dalle stazioni televisive locali tutti riproducenti sfere luminose con simili caratteristiche fra loro.
In un filmato messo in onda da Canale 5 l'ingrandimento di un fotogramma evidenzia una forma sferica che ruota vorticosamente su se stessa.
In un altro filmato girato il 29 marzo, fra le 20,00 e le 21,00, si può osservare una sfera rosso bluastra che si muove dall'alto in basso, da destra a sinistra; molto simile a quelle riprese in altri video e ricorda una ripresa realizzata in Arizona. L'autore del filmato del 29 marzo dichiara di non aver notato la sfera mentre filmava, come era sua intenzione, la cometa.
Dato che il Colonnello Jerry Rolwes, ricorda bene che il 1° luglio di quell'anno ci fu un allarme alla base per la segnalazione di un oggetto volante non identificato, si desume sia possibile che gli Ufo possano rendersi invisibili all'occhio umano ma non ad una macchina fotografica. Dopo aver visionato i filmati è stata avanzata l'ipotesi di un esperimento riguardante il volo magnetico, poiché il fenomeno sembra avvenga anche in altre basi dell'alleanza atlantica. Ad aumentare tale sospetto la visita del ministro della difesa americano William Cohen. Quale il vero scopo della visita di Cohen ad Aviano il 6 marzo, giorno in cui il radar segnalò decine di oggetti volanti non identificati sopra la base? "non si trattava di una normale attività di volo, né di rifrazione atmosferica come dichiarato dalle autorità militari. La serata era bellissima, il cielo terso al 100%, la visibilità ottima". Quindi si chiese alla base NATO di Aviano e al Ministro della Difesa di fornire una risposta esauriente e veritiera. . La ripetitività del fenomeno nella stessa fascia oraria e nello stesso giorno settimanale lascierebbe pensare alla sperimentazione di velivoli segreti, ma sempre di ipotesi si tratta.
D'altra parte dobbiamo anche ritenere come improbabile che la base di Aviano non sia al corrente di eventuali sperimentazioni.
Qui di seguito un elenco di titoli dei quotidiani in merito al fenomeno sopra descritto:
"Numerosi avvistamenti nel Friuli Mobilitati gli F16 USA"
"Battaglia aerea tra F16 e Ufo in Pedemontana - La Base Usaf smentisce"
"Caccia all'UFO sui cieli Avianesi"
"Battaglia aerea Usaf con gli UFO"
"Testimonianze a Zoppola Caneva Cordenons"
"Jet USA all'inseguimento di UFO luminosi"
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